Dubai: una Nuova Destinazione Turistica

Storia di Dubai

NASCITA, AFFERMAZIONE E CONSOLIDAMENTO DI UNA NUOVA META TURISTICA. Da un piccolo porticciolo di pescatori e cercatori di perle ad un nuovo approdo turistico

Dalla pesca e dalla vendita delle perle al turismo di lusso, la svolta è avvenuta sotto lo sceicco Rāshid bin Saʿīd Āl Maktūm che ricoprì la carica di emiro di Dubai dal 1958 al 1990, anno della sua morte. Anche in tarda età si mantenne lucido a sufficienza per avere una visione lungimirante della crescita economica e del nuovo indirizzo che doveva prendere il suo Paese. Non per nulla una delle sue frasi ricorrenti era la seguente

Mio nonno cavalcava un cammello, mio padre pure, io guido una Mercedes, mio figlio guida un Land Rover, suo figlio pure, ma suo figlio cavalcherà un cammello

Rāshid bin Saʿīd Āl Maktūm

È proprio in funzione di tale lungimiranza e preoccupazione che l’emiro cercò (e diede) quella svolta all’economia di Dubai in senso fortemente turistico. Tale volontà politica di affermarsi come destinazione turistica globale, fu poi portata avanti dal successore Maktum Bin Rashid Al Maktoum (fino alla morte avvenuta nel 2006) e attualmente continua ad essere intrapresa dall’attuale emiro Mohammed bin Rashid Al Maktoum

Maktum Bin Rashid Al Maktoum
Mohammed bin Rashid Al Maktoum

Per cercare di dare un quadro meno superficiale dell’attuale emiro, anche a me stesso, consideriamo i seguenti fatti. Innanzitutto è insignito di varie onorificenze che hanno ben poco a che fare con l’islam integralista che in maniera fuorviante siamo portati a vedere come proprio della penisola arabica. Per esempio: dal 2010 è “cavaliere di Gran Croce Onorario dell’Ordine di San Michele e San Giorgio”, onorificenza consegnatagli da Elisabetta II ( https://gulfnews.com/uae/government/khalifa-queen-elizabeth-ii-exchange-orders-1.718759 ); dal 2008 era anche “Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di Carlo III”, titolo questa volta conferitogli in Spagna (https://www.boe.es/buscar/doc.php?id=BOE-A-2008-9127 ). A fianco di ciò tra i vari titoli gli si possono annoverare sette consorti, sebbene con tre di loro ha poi divorziato. Cosa del tutto comprensibile, a volte è già difficile non divorziare da una sola. Divorziare da uno sceicco non è mai facile, soprattutto se lo sceicco non è particolarmente d’accordo. A riguardo è recente una problematica (un processo a suo carico) di cui però non vi parlo qua. A parlare di queste cose mi sembrerebbe di essere mia nonna per questo vi rimando a (solo nel caso ne foste curiosi): https://www.cbsnews.com/news/princess-haya-wife-dubai-sheikh-mohammed-bin-rashid-al-maktoum-applies-uk-court-protection-2019-07-31/ Ad ogni modo dalle mogli ha avuto 23 figli, 9 maschi e 14 femmine. Non so come abbia fatto a dormire in tutti questi anni. Forse scrivendo poesie visto che ne è un appassionato e che proprio scrivere poesie sia uno dei suoi passatempi preferiti (assieme alle corse di cavalli e cammelli). Ma se queste sono cose sue private, quello che ci interessa è che con lui non è mai venuto a meno l’impulso verso una politica fortemente incentrata sullo sviluppo turistico. Lo vedremo in seguito ma intanto annotatevi che è proprio quest’ultimo emiro che in pochissimo tempo ha fatto costruire il Burj al-Arab e i tre arcipelaghi denominati Palm Islands, oltre a promuovendo la costruzione del Burj Dubai e del Dubai Mall. Tutto al fine di far entrare il Paese tra le destinazione turistiche del mondo occidentale. Per pubblicizzarlo ha inoltre istituito molti tornei sportivi tra i più svariati sport che potessero attirare importanti riflettori: calcio, tennis … e anche una gara di corse di cammelli. D’altronde qualcosa che gli piacesse aveva pur il diritto di promuoverla, no?

Ma il rincorrere in maniera così determinata questo sviluppo turistico, in quale contesto è stato portato avanti? Ripercorriamo velocemente (!!) le tappe storiche fondamentali dell’emirato di Dubai:

Come per ogni luogo della penisola arabica, seppure si tratti di una tavola desertica, le prime tracce della presenza umana affondano nella notte dei tempi. Attualmente possiamo solo immaginare la grande importanza che abbia avuto questo luogo per lo sviluppo della civiltà umana più antica che attualmente conosciamo, ovvero quella sumerica/akkadica. Ma è solo a partire dal grandioso sviluppo delle rotte commerciali che si dipanavano dall’occidente europeo, che questa terra inizia ad avere un ruolo importante nel filone di storia che a noi si ricongiunge. Dai portoghesi agli inglesi passando per le compagnie commerciali olandesi e francesi che qua si susseguirono e si succedettero, Dubai acquisì sempre più importanza strategica in funzione del commercio dell’Europa con “Oriente” (soprattutto con l’India). Non per nulla le prime testimonianze scritte di Dubai si hanno solo nel 1799, mentre l’edificio più antico della zona è il Forte di al-Fahīdī, costruito nel 1787, che attualmente ospita il museo di Dubai.

La storia di Dubai è legata indissolubilmente alla famiglia Al Maktum appartenente alla tribù dei Banu Yas che nel 1833 strappò il controllo di Dubai da un’altra famiglia del clan dei Banu Yas, ovvero dalla famiglia Āl Bū Falāsa che si era stabilita nella zona (almeno per quanto ne sappiamo) nel XVIII secolo. La famiglia Al Maktum era partita da Abu Dhabi, città o meglio dire “territorio principale” visto il carattere nomadico della scarsa popolazione di quei territori, che già allora dominava quelle terre. La data di insediamento degli Al Maktum a Dubai segna anche l’inizio dell’indipendenza da Abu Dhabi con cui le relazioni rimasero difficili.

L’innalzamento delle tasse portuali in alcuni porti dell’Iran spinse l’impero britannico ad allungare le mani sull’emirato di Dubai che come si diceva stava diventando sempre più un importante porto strategico per i commerci con l’India, e chi più degli inglesi era interessato ad averne un controllo diretto su tali commerci? Così nel 1892 Dubai diventa un protettorato britannico, status che farà da premessa alla fondamentale decisione dello sceicco Maktoum bin Hasher il quale già nel 1894 dichiara la città porto franco. La città sotto la tutela del governo di Londra divenne così un polo di attrazione anche per i mercanti arabi, persiani e indiani. La popolazione crebbe di conseguenza rapidamente fino a toccare i 10.000 abitanti. Numero irrisorio comparato a quelli attuali, ma si consideri che siamo in uno stretto territorio tra il deserto e il mare. Una città che basava la sua economia quasi esclusivamente sulla raccolta e commercio delle perle. Fino a quando si arrivò al 1966.

Nel 1966 al largo della costa di Dubai, a circa 120 km, si scoprì quello che è stato il vero e proprio pilastro per l’esplosione di questo porto che si affacciava sul Golfo Persico: il petrolio. La risorsa energetica per eccellenza dell’esplosione del pianeta Terra durante il XX secolo. Ed anche attuale. Giacimenti petroliferi si erano già scoperti ad Abu Dhabi nel 1958, così lo si cercò un pochino più attentamente anche nei dintorni. E i grandi giacimenti non tardarono a svelarsi alle varie società petrolifere. Con loro Dubai divenne ricca. Incredibilmente ricca. Così ricca che il protettorato britannico ormai era diventato anacronistico almeno sotto profilo politico. Nel 1966 si scoprirono i primi giacimenti petroliferi, già nel 1969 si iniziò ad esportare petrolio cambiando tutto di quest’area. Rendendo quella citazione riportata sopra di Rāshid bin Saʿīd Āl Maktūm così accuratamente descrittiva che non c’è nulla da aggiungere. Si tenga ben chiaro in mente che siamo nel 1969 non nel Medioevo. Nell’anno in cui negli USA si celebra Woodstock gli sceicchi si comprano le prime “Mercedes” (più o meno). E da là in poi Dubai inizia a pensare in grande. Non è una coincidenza cronologica il fatto che come si diceva poc’anzi il Regno Unito iniziò ad allentare la sua presa politica diretta su questo territorio. Non è un caso che già nel 1971 le monarchie di Dubai ed Abu Dhabi decisero di unirsi e formare un nuovo, indipendente Stato. Il 2 Dicembre dello stesso anno altri quattro emiri della zona si unirono alla confederazione fondando così gli Emirati Arabi Uniti. In seguito si unì anche un settimo emiro, Raʾs al-Khayma, nel 1972. è l’unico caso nel mondo arabo (almeno che conosca) di organizzazione federale statale a partire monarchie ereditarie assolute.

SICURAMENTE LA SUA VOCAZIONE COMMERCIALE LO HA DA SEMPRE RESO UNO DEI POSTI PIU TOLLERANTI DELL’AREA E UNO DEI LUOGHI PIU APERTI AGLI STIMOLI ESTERNI. IL PETROLIO E’ AD OGNI MODO IL PUNTO DI PARTENZA DELLO SVILUPPO TURISTICO. E’ OVVIO. MA NON CI SAREBBE STATO NESSUN SVILUPPO TURISTICO SENZA LA CORSA SFRENATA DELL’IMMAGINAZIONE E DELLA PROGETTAZIONE CHE HA FATTO DI DUBAI UNO DEI PIU’ RIUSCITI ESEMPI DI CREAZIONE DI UNA DESTINAZIONE TURISTICA EX NOVO. SEBBENE LA SUA “BASE” FOSSE PIU CONSISTENTE DI ALTRE REALTA’ DELL’AREA, ES. DOHA, LO SVILUPPO E’ STATO DAVVERO IMPRESSIONANTE E CELERE.

Dubai è cresciuta enormemente anche sotto il profilo demografico e oggi si manifesta come una città cosmopolita, aperta. Una città/emirato araba aperta ad influenze e influssi esterni. Questo è rimasto in linea con la sua essenza di porto franco. Ma Dubai è sempre una città in cui la religione islamica è onnipresente. Ciononostante è sicuramente una città multiculturale in cui molti lavoratori sia da Occidente che da Oriente si sono stabiliti per lavoro. Non sarebbe superfluo vedere come lavorano e quali sono le differenze tra i vari gruppi “etnici” o “aziendali” (quasi che ormai la tipologia di lavoro ti rende partecipe di una nuova “etnia” in senso ottocentesco). Tra chi lavora nel settore terziario e terziario avanzato e chi nel settore edile. Non sarebbe superfluo vedere come hanno lavorato e lavorano le migliaia di persone che dall’estero sono venute e vengono a lavorare come manovali per l’impressionante sviluppo urbano e architettonico (soprattutto da India, Nepal e Bangladesh). O come vivono e quali vantaggi o restrizioni hanno i lavoratori occidentali che lavorano per le varie multinazionali, o perché qua hanno messo la loro sede amministrativa principale. Il mondo è cambiato, certe cose cambiano velocemente (vedasi queste seconde, che sono possiamo dire le avanguardie) e certe cose cambiano assai lentamente (vedasi i primi)

OPERAI CHE HANNO COSTRUITO UN TESSUTO SOCIALE ASSAI VARIEGATO, DALL’INDIA, NEPAL FILIPPINE ECC. UNITO AI GRANDI FLUSSI UMANI BENESTANTI.

Ma in tutto ciò ribadisco noi parliamo di turismo, quindi vediamo un po’ qual è la reputazione turistica di Dubai nel mondo, in particolar modo in quel mondo anglossassone che per ovvi legami storici costituiva l’iniziale obiettivo delle loro politiche turistiche:

DailyMail.co.uk su Dubai – sun, sea and shopping
By Catherine Charles, TravelMail
Last updated at 15:27 08 January 2002 https://www.dailymail.co.uk/travel/holidaytypeshub/article-587561/Dubai–sun-sea-shopping.html

Indipendent.ie su Dubai: A city of dizzying heights, sun, sand and shopping ELEONOR GGYYYHGYUYOGGIN PUBLISHED15/09/2014 | 02:30 https://www.independent.ie/life/travel/world/dubai-a-city-of-dizzying-heights-sun-sand-and-shopping-30582483.html

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