Four Corners: parchi e bellezze naturalistiche

E veniamo quindi al Grand Canyon. Lo avete mai visto? Eccovelo

Panorama del Grand Canyon
Foto di David Mark da Pixabay

Il Grand Canyon è un’immensa gola creata dal fiume Colorado nell’Arizona settentrionale. È lungo circa 446 chilometri, profondo fino a 1.857 metri e largo tra i 500 metri e i 29 chilometri. Le dimensioni non sono male, per questo ve ne do anche una panoramica fornitaci dalla NASA in cui è più facilmente individuabile il pianoro scavato dal fiume Colorado. Abbastanza impressionante … La NASA ve ne da anche una bella dscrizione con relativa spiegazione della resa grafica tridimensionale: https://www.jpl.nasa.gov/spaceimages/details.php?id=PIA14897

The Advanced Thermal Emission and Reflection Radiometer (ASTER) instrument on NASA’s Terra spacecraft provided this spacebird’s-eye view of the eastern part of Grand Canyon National Park in northern Arizona in this image, acquired July 14, 2011. 

Il Grand Canyon è per la maggior incluso nel parco nazionale del Grand Canyon, uno dei primi parchi nazionali degli Stati Uniti d’America.
Quasi due miliardi di anni della storia della Terra sono emersi alla luce grazie all’azione del fiume Colorado e dei suoi affluenti che in milioni di anni hanno eroso le rocce strato dopo strato, unita al sollevamento del Colorado Plateau. Sia chiaro, quelloc he sorprende non è tanto toccare con le nostre proprie mani qualcosa che è databile a due miliardi di anni fa. La nostra stessa mano è ben più antica, così qualsiasi pietra che prenda in mano. I nostri atomi si sono formati, almeno epr quello che possiamo affermare oggi, miliardi di anni fa, in qualche stella della galassia. Hanno poi contribuito a formare altri atomi. Hanno viaggiato, si sono assemblati e si sono disintegrati. Il tutto per arrivare a formare noi e tutto ciò che ci circonda. E ovviamente non solo, ma noi ci soffermiamo su ciò che vediamo che è già un qualcosa di incredibile (letteralmente incredibile). Quindi non è tanto il toccare qualcosa vecchio di due miliardi di anni che mi e può impressionare. Quello che impressiona è che il fiume Colorado unito alla geologia del luogo ci permette di vedere come esattamente due miliardi di anni fa quella roccia era. Mi spiego meglio, due miliardi di anni fa Leonardo Massi non c’era. Magari c’era già molta della materia che mi avrebbe formato, ma non c’ero io. Almeno epr quel che ne so. Due miliardi di anni fa quelle rocce tagliate dal Colorado erano esattamente come io le vedo e le tocco ora.

Foto di skeeze da Pixabay


Mi rimane quasi impossibile pensare che quel qualcosa potebbe e in certo qual modo deve essere esistito senza nessuno che lo guardi. Eppure è così, quelle rocce laggiù in fondo al Canyon, quasi due miliardi di anni fa erano formate dalla stessa materia di come un osservatore le vede ora. Sì, mi sembra impossibile immaginarle senza nessuno che le possa aver viste ma così era. Così deve essere stato. Visto che ognuno ha i suoi difetti e i suoi limiti (ovviamente riguardo ai primi io ne ho pochissimi e di poco conto … ) per farmi godere più il panorama senza che il ecrvello mis i metta in moto contro il mio volere vi ci metto questa altra immagine.

Che l’osservatore sia un’osservatrice bionda è puramente casuale. Era l’unica che avesse fatto una foto simile e che l’aveva pubblicata come fotografia libera da copyright. Lo specifico anche affinché non me ne voglia mia moglie. Ad ogni modo la ragazza bionda non è stata la prima che abbia posato gli occhi sul Grand Canyon e che ce lo abbia fatto sapere in qualche modo.

Il primo europeo a vedere il Grand Canyon fu lo spagnolo García López de Cárdenas, che nel 1540 partì dal Nuovo Messico alla ricerca del misterioso fiume di cui parlavano gli indiani Hopi. La prima spedizione scientifica verso il canyon fu guidata dal maggiore statunitense John Wesley Powell alla fine degli anni ’70 del XIX secolo. Powell descrisse le rocce sedimentarie esposte nel canyon come “pagine di un grande libro di storia”. Comunque, molto prima di queste scoperte, l’area era abitata da Nativi americani che costruirono insediamenti tra le pareti del canyon. Il presidente Theodore Roosevelt amava molto l’area del Grand Canyon e la visitò diverse volte, per andare a caccia di puma ed ammirare il paesaggio.

Situato nella parte settentrionale dell’Arizona, il Grand Canyon National Park è uno dei luoghi simbolo degli Stati Uniti. È una delle 7 meraviglie del mondo, tra i fenomeni geologici più incredibili che è possibile vedere ed immaginare. Le formazioni rocciose che lo compongono risalgono a 250 milioni di anni fa. Costituito dall’imponente gola scavata dal fiume Colorado, il Grand Canyon ha un territorio immenso che si estende per ben 4.933 kmq, il suo punto più largo raggiunge quasi 30 km. e la profondità arriva in alcuni casi a 2 km. Soltanto una piccolissima parte è accessibile al turismo di massa. Il parco è diviso in due versanti, detti Rim, il South Rim, forse la parte più spettacolare dove si apre una splendida vista sulle gole del Grand Canyon (qui si trovano le principali strutture turistiche) e il North Rim, meno conosciuto ma non meno bello.

Vi sono innumerevoli possibili percorsi da fare per attraversare una parte della sua sterminata e desolante bellezza.

Foto di skeeze da Pixabay

E così grande che sono ormai normale anche i tour in eleicotetro o in piccoli velivoli aerei. Certi partono anche dall’altra desolante bellezza (ma di segno opposto e non per questo mi si debba interpretare in senso ironico) della città di Las Vegas. Ci sono molte compagnie che vi offrono voli siffatti (ne metto due giusto per non far troppa pubblicità ad uno soltanto … che eccesso inutile di pudore)

voli turistici/tour aerei sul Grand Canyon
gran Canyon Airplane Tour

Ma oltre che a piedi o in aereo/elicottero sono comuni (per gli amanti dell’avventura) anche le escursioni in canotaggio. Il fiume offre molti punti in cui poterlo sfidare sopra un gommone senza troppi rischi

Foto di skeeze da Pixabay

Ci sono poi dei punti di osservazione privilegiati del Grand Canyon (e per questo definiti panoramici) che sono numerosi e relativamente ben raggiungibili. Considerate che vista la grandezza del aprco i punti sono molteplici, anzi vista la sua natura direi innumerevoli. Ad ogni modo uno dei più noti è sicuramente è Toroweap Point.

Toroweap Point

C’è anche un sito particolarmente noto che ci rimanda alla questione etnica da cui eravamo partiti.

(Immagine 1) Havasu Falls, Grand Canyon National Park, Arizona; foto di Lee Render

Quelle che vedete rappresentate nella Immagine 1 sono le ben note Havasu Falls.

Sono una delle cartoline per eccellenza del Grand Canyon, eppure non molti turisti ci arrivano a vederle. Vuol dire che chi ci arriva poi si dà un gran bel da afre. Cascate di acqua color smeraldo nella suggestiva cornice delle rosse rocce del Grand Canyon. Eppure solo una piccolissima parte dei milioni di turisti che si accalcano nei punti di osservazioni più turistici e frequentati (ma ovviamente c’è un motivo se sono proprio là) arrivano a vedere queste misteriose cascate. Perché? Perché le Havasu Falls si trovano dentro al Grand Canyon. E per il motivo che ci rimanda alla questione etnica e alla relativa gestione delle parti spettanti ai nativi americani di queste “incontaminate” (direi “artificialmente incontaminate”) parti di etrritorio.

Kajtek Havasu Falls

Havasu Falls (HavasupaiHavasuw Hagjahgeevma[1]) is a waterfall of Havasu Creek, located in the Grand CanyonArizona, United States. It is within Havasupai tribal lands. Le Havasu Falls si trovano dentro Havasu Canyon, nella Riserva Indiana Havasupai, un territorio controllato dall’omonima tribù indiana (da non confondere con gli Hualapai, che abbiamo conosceremo per via di un’altra grande attrazione turistica del Grand Canyon, ovevro lo Skywalk). Sono quindi fuori dalla giurisdizione del Grand Canyon National Park e quindi sottoposte ad una differente gestione. E a differenti pedaggi. Inoltre non sono ne vicine ne facili da raggiungere. Questa piccola perla nascosta tra le gole del Colorado in Arizona si trova piuttosto lontano dal Grand Canyon (circa 4 ore dal punto di attracco dell’escursione).

Brian Knott Havasu Falls

Inoltre c’è un altro problema, collegato (come dicevo poc’anzi) alla differente gestione del sito. Modalità di visita: le Havasu Falls non sono poi così semplici da raggiungere, per visitarle occorre un’attenta pianificazione ed essere disposti o a faticare un po’ per una bella camminata, oppure a spendere qualche soldino in più per arrivarci con maggiore comodità. Inoltre è proibito raggiungere le cascate in giornata: gli indiani impongono la (costosa) prenotazione di un permesso per il pernottamento in zona (campground o lodge)

Sempre rimanendo all’interno dei territori gestiti dai nativi americani, etrritori interni al Grand Canyon, vediamo ora un’altra importante attrazione degli “indiani d’America”, la Hopi House. Vi ricordate che i due percorsi principali attraverso cui godere del Grand Canyon sono il South Rim e il North Rim? Ebbene questo è posto nel South Rim.

Hopi House was complete on January 1, 1905, just weeks before the completion of the El Tovar. Designed by Mary Colter, Hopi House started an association with the Fred Harvey Company, that spanned more than 40 years. It is a multi-story structure of stone and adobe masonry typical of the Pueblo buildings in Old Oraibi. The ceilings on the inside are thatched with successive layers of saplings and timbers. It also features wall niches, corner fireplaces, and adobe walls typical of Hopi pueblos. Even the construction was done mainly by Hopi Indians. The Hopis, who lived and worked there, entertained guests with nightly dances on the dance platform to the north. NPS Photo by Michael Quinn. To plan a visit to Grand Canyon National Park: http://www.nps.gov/grca/index.htm

National Parks Service
Grand Canyon Nationall Park Historic District: South Rim. Hopi House
Hopi House

Hopi House is located on the South Rim of the Grand Canyon, within Grand Canyon National Park in the U.S. state of Arizona. Built in 1904 as concessioner facilities at the South Rim were being developed, it is the first of eight projects at the Grand Canyon that were designed by architect Mary Colter, along with Bright Angel Lodge, Hermit’s Rest, Lookout Studio, Phantom Ranch, Desert View Watchtower, Colter Hall and Victor Hall, (the latter two being employee dormitories). Hopi House was built by the Fred Harvey Company as a market for Native American crafts, made by artisans on the site. The Hopi, as the historic inhabitants of the area, were chosen as the featured artisans, and the building was designed to closely resemble a traditional Hopi pueblo. Hopi House opened on January 1, 1905, two weeks before the El Tovar Hotel, located just to the west, was opened.

È da sempre stato uno degli emblemi degli USA, meta quindi di turisti, ma a volte ha rivistito anche il ruolo quasi di meta di pellegrinaggio.
Tra i tanti turisti del Grand Canyon, non possiamo non menzionare A. Einstein, non solo epr l’importanza che ha avuto ed ha nella società moderna, sia come scienziato che come intellettuale, anche per le sue campagne in favore della salvaguardia delle culture native. Questa fotografia comunque esprime bene, a mio avviso, come la contaminazione e la strenua difesa delle cosiddette “identità culturali/etniche”, spesso genera profondi malintesi. Ne parleremo successivamente ma nel frattempo, un esempio ….

A. Einstein alla Hopi House

Albert Einstein at Hopi House

There are several striking things about this photograph that deserve mention. It is clear that the headdress that has been placed on Professor Einstein’s head and the pipe he has been given to hold have no relationship to the Indians in this photograph. These Indians are Hopis from the relatively nearby Hopi pueblos while the headdress and pipe belong to the Plains Indian culture.

http://www.hanksville.org/sand/Einstein.html

Questo discorso su come gli “indiani” (qua si che andrebbero chiamati indiani in quantos i identificano con l’aspettativa di chi va a “trovarli”) concepiscano la propria “identità”, e quindi usino per la propria identità emblemi (come il copricapo con le piume tipico degli “indiani” delle praterie e non certo degli indiani del sud degli USA) tenetevelo a mente che lo riprenderemo quando parleremo dell’etnicità. Parlandone proprio epr il caso dei ntivi americani di cui stiamo vedendo come sfruttino il turismo per “rimanere a galla”.

Ma forse l’attrattiva più famosa presente nel Grand Canyon e gestita dai nativi americane è la Grand Canyon Skywalk.

By photo@kmatrix.de (Werner Keulen, labete) – photo@kmatrix.de (Werner Keulen, labete), CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25965778
Darren Olley Skywalk
This photo of Las Vegas Custom Tours is courtesy of TripAdvisor

La passerella sul Grand Canyon (in inglese: Grand Canyon Skywalk) è una passerella sopraelevata a ferro di cavallo con pavimentazione trasparente situata in Arizona, Stati Uniti d’America, vicino al fiume Colorado sulla cima di un canyon laterale nell’area del Grand Canyon occidentale. Le mappe topografiche della USGS indicano un’altitudine di 1.450 metri sul livello del mare, mentre il fiume Colorado si trova a 350 metri s.l.m.; l’altezza verticale a di sotto della passerelle trasparente varia tra i 150 e 240 metri.
Commissionata e gestita dalla tribù indiana degli Hualapai, la struttura è stata presentata il 20 marzo 2007, ed aperta al pubblico il 28 marzo successivo. Vi si accede tramite il terminal del Grand Canyon West Airport oppure guidando per circa 190 km da Las Vegas. La skywalk si trova a est della comunità di Meadview e a nord di Peach Springs, mentre la cittadina più abitata nella zona è Kingman.

E ora la MONUMENT VALLEY (inserire tra i film il punto dove è stato Forrest Gump – per i film wester prendere da mimmo il link che ho sul ppt)

E concludiamo con il parco rappresentato nella prima fotografia utilizzata per aprire questa parte riguardante i Four Corner, ovvero la Monument Valley.

Foto di David Mark da Pixabay

Non ha le dimensioni del Grand Canyon, ma è anch’essa una magnifica rappresentazione di maestosità. Ha una bellezza primitiva. Quasi violenta. Donerebbe magnificamente a qualsiasi copertina che riguardasse le origini di un qualche cosa.

Foto di Free-Photos da Pixabay

Tutti la conoscono come Monument Valley, ma in realtà il suo nome è un tantino più esteso e per noi quell’estensione non ne dà una connaturazione banale. Esattamente si chiama:

This photo of The View Hotel is courtesy of TripAdvisor

Si tratta quindi di un parco tribale che nella fattispecie è gestito dalla tribù dei Navajo. https://navajonationparks.org/ https://navajonationparks.org/tribal-parks/monument-valley/ Non è un parco nazionale, in quanto parte della riserva Navajo, dunque territorio che appartiene ai nativi americani. La Monument Valley è l’icona del “FAR WEST”. Icona però ci è diventata, non è infatti “icona del farwest” per chissà queli meriti “sul campo” o perché qua vi siano accadute particolari eventi o situazioni. Anzi, direi tutt’altro. è il cinema che l’ha elevata a ciò, e il cinema ha scelto proprio questo luogo per tanti motivi non ultimo quello di portare un pò di soldi ai nativi della regione. Sembra quasi paradossale. Ad ogni modo il cinema è ciò che ha reso famoso questa area e che l’ha elevata ad uno dei luoghi più universalmengte conosciuti (almeno tra gli umani) del pianeta Terra. Riguardo la Monumet Valley è epr me fatto molto bene questo sito, il cui autore si manifesta come un amante del cinema e particolar modo del cinema western. Ovviamente. sulla monument valley secondo me è fatto molto bene (e rende l’idea dal punto di vista delle connessioni di un italiano) questa pagina (da FAR VEDERE), sito con la colonna sonora di Morricone tratta dai film wesetern di Sergio Leone (che nella Monument Valley ha girato alcune scene di C’era Una Volta il West. E poi chi tra gli amanti del genere western può far a meno di citare Leone?) Il sito ribadisco è fatto a mio avviso molto bene https://www.mimmorapisarda.it/USA/05.HTM

La Monument Valley è un pianoro di origine fluviale ubicato al confine tra Utah e Arizona caratterizzato da “testimoni di erosione”, ovvero guglie rocciose celebri in tutto il mondo come icona del West. Immortalata in innumerevoli film western e non solo.
Le guide sono fornite unicamente dalle popolazioni di indiani navayos che hanno guadagnato quelle terre e si possono trovare delle zone per dormire con roulotte e camper sempre gestite dagli indiani.

Non è raro incontrare un set cinematografico durante la visita lungo le numerose strade sterrate che percorrono la valle, infatti il luogo fa spesso da ambientazione a film western come in passato.
Saltuariamente nella valle si scatenano piogge torrenziali, alcune zone potrebbero allagarsi nell’arco di pochi minuti causando anche danni ai turisti.

La connessione tra cinema e Monument Valley quindi direi che non è fondamentale, ma è proprio la sua essenza. un connubio esistenziale. La Monument Valley infatti la potremmo descrivere anche così: Una landa disseminata desertica di sabbia rossa sorvegliata da solitarie torri ciclopiche su cui si srotola un lungo rettilineo, la celebre Highway 163. prima che le industrie cinematografiche ambientassero qua molti dei film più famosi, questa area era quasi del tutto sconosciuta al grande pubblico statunitense, figuratevi fuori dagli USA. E guardate oggi.

Una immensa scenografia idilliaca per ogni film che non sia metropolitano o marino. Tutto cominciò nella seconda metà degli anni ’30 quando la zona fu elevata a set privilegiato per i film della mitologia statunitense ovevro il Far West. Il primo evro film di successo ecclatante ambientatovi fu del apdre del cinema western statunitense, John Ford, che decise di ambientarvi il suo capolavoro Ombre Rosse. In questa decisione confluirono molte motivazioni, di sicuro quello di portare un pò di benessere e fonti di guadagno per i nativi non fu uno dei motivi secondari. Da quel momento le cineprese che venivano da Hollywood iniziarono ad essere tipiche della zona tanto quanto i suoi pinnacoli rocciosi. Ford vi giròaltri sette film western (così almeno trovo nei vari siti specializzati), rendendo questo pianoro di origine fluviale l’archetipo incontrastato della scenografia di ogni film western che si rispetti. Non per nulla nella Monument Valley gli hanno dedicato anche il cossiddetto John Ford’s Point

John Ford’s Point, Foto di Alex Olzheim da Pixabay
Foto di Mimmo Rapisarda

Non per njulla come si ricordava sopra anche Sergio Leone vi ambientò alcune scene del suo monumentale (per rimanere in tema) C’era una Volta il West. E non per nulla uno dei monumenti nazionali e mitologici allo stesso tempo degli USA come John Wayne qui vi ha costruito il suo mito che non poteva non lasciare tarcce tangibili e degne di pellegrinaggio per gli amanti del genere. (vedere foto sotto) Non è che si tratti della tomba di Alessandro Magno o della biblioteca di Alessandria, ma per gli amanti del genere questo non è meno attraente

foto di Mimmo Rapisarda

Visto che ci siamo vi metto anche alcune immagini di set cinematografici di Leone immersi nella Monument Valley

da C’era una volta il West
C. Cardinale, immagine tratta da C’era una volta il West

E ancora oggi ogni film più o meno serio che tocchi tematiche attinenti al “west” deve passare di qua, come dimostra il western in chiave comica The Lone Ranger di Gore Verbinski con Johnny Depp datato 2013.

Ma per la storia del cinema la Monument Valley è da ricordare non solo per gli immaginari scontri tra pistoleri o tra cowboy e “indiani”. Film iconici per intere generazioni hanno avuto qua il loro luogo d’elezione. Nel 1969 la strada che passa per la Monument Valley fu elevata a “la strada per eccellenza” del grande continente americano attraverso nel film cult Easy Rider

Dopo trent’anni l’ambientazione fu ripresa da un’altra celebre fuga dalla “civiltà” (questa volta dalla civiltà maschile) in Thelma e Louise. Qua si arrampicarono tra le pareti rocciose Clint Eastwood in Assassinio sull’Eiger e successivamnete Tom Cruise in Mission Impossible II. La Monument Valley sotto gli attenti occhi delle cineprese è stata quindi attraversata a cavallo, in moto, in auto … e anche di corsa! È qua che è ambientata una celebre scena del film vincitore dell’oscar come miglior film 1994, ovvero Forrest Gump. La scena in cui il protagonista Tom Hanks termina la sua interminabile, silenziosa e solitaria corsa sotto lo sguardo attento di una nuvola di corridori che dietro al suo esempio si erano messi a seguirlo.

La zona fa parte della Navajo Nation Reservation ed è un Tribal Park con ingresso a pagamento. Gli indiani gestiscono tutte le attività all’interno della valle compreso il discusso e costoso View Hotel, inaugurato nel 2009 e costruito sul posto dell’essenziale campeggio che esisteva da 40 anni. Lì e al vicino Visitor Center si possono contrattare le escursioni in jeep, che è possibile in una certa misura effettuare con il proprio veicolo, e si trovano una discreta quantità di bancarelle sulle quali i Navajo vendono gli oggetti di loro produzione, in particolare gioielli. Al Monument Valley Visitor Center è possibile scegliere di visitare la vallata con una guida Navajo a cavallo della durata di 4 ore circa oppure in macchina della durata di 2 ore. La strada, sterrata e un po’ dissestata, che attraversa la valle è comunque percorribile da qualunque mezzo (anche camper) purché non si superino le 15 mph (velocità massima consentita sulla pista).

VIEW HOTEL – MONUMENT VALLEY


Mike McBey
The View Hotel, Monument Valley

Il View Hotel sul confine tra lo Utah e l’Arizona, e il suo nome ha un ben preciso perché. Capite da soli che la vista da questo hotel è davvero spettacolare

Graeme Maclean Monument Valley and the View Hotel
error: prendi appunti e fatti i tuoi schemi ... fai proprio come se tu fossi in classe ...