Liverpool: Capitale Europea della Cultura 2008

Liverpool è un esempio calzante degli effetti dell’iniziativa Capitali Europee della Cultura e delle intenzioni delle città che vogliono candidarsi a tale titolo. Certo, la determinazione con cui Liverpool perseguì il suo obiettivo la porta ad essere cponsiderata un caso di studio, ma al tempo stesso è indicativa degli effetti positivi che tale manifestazione può avere (se ben gestita) sui contesti locali. Per capire l’impatto sul territorio (città) di tale iniziativa è però opportuno spendere prima qualche parola su Liverpool per comprenderne a grandi linee il contesto storico-economico.

Liverpool sorge lungo l’estuario del fiume Mersey (che sfocia nel Mare d’Iralanda) e proprio questa sua posizione è stata la fortuna della città. Ciononostante gli inizi non furono particolarmente lusinghieri o ricchi di gloriose prospettive. Non per nulla il luogo dove sorge l’odierna Liverpool era noto con il nome di Liuerpul, che in inglese significa stagno o insenatura con acqua fangosa (vedere https://www.etymonline.com/word/liverpool , un altro link – anche se a mio parere meno autorevole del primo – può essere anche il seguente: https://www.liverpoolecho.co.uk/news/liverpool-news/why-is-liverpool-called-liverpool-13364843 ). è anche pur vero che l’etimologia a volte è ambigua e ci porta a più variabili del tutto plausibili. Una di queste variabili collega Liverpool al termine elverpool, da elver termine che in inglese come ben sapete indica la giovane anguilla. Riferimento del tutto plausibile visto il gran numero di anguille presenti nelle acque della Mersey. Ciononostante la precedente ipotesi sembra metter d’accordo il maggior numero di studiosi. Fidiamocene e lasciamola come la più probabile. La nascita di Liverpool come città viene comunque fatta solitamente risalire con stupefacente precisione all’agosto del 1207, quando re Giovanni Senzaterra fece emanare una lettera con cui concedeva il privilegio di “libera città” all’allora villaggio di Leerpoole. Contestualmente invitava i coloni delle zone circostanti a trasferirvisi per trovarvi dimora ( https://en.wikipedia.org/wiki/Liverpool ). In Fig.1 potete vedere una delle prime mappe di Lerpoole e siamo già nel 1572. Non è che fino ad allora Liverpool avesse avuto chissà quale ruolo nella storia di Inghilterra. E anche allora l’importanza era decisamente scarsa non solo per l’intero regno ma anche a livello locale. Le dimensioni dell’abitato dovevano essere davvero minuscole se si considera che solo nel 1699 viene decisa la creazione di una parrocchia propria della città e indipendente da quelle dei centri abitati vicini.

(Fig.1)Di William Ashton – The Evolution of a Coast-Line* https://archive.org/details/evolutionofcoast00ashtrich, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4773451

E poi con l’ingresso del Paese nel suo periodo d’oro, Liverpool fiorisce come le altre città inglese e anzi più delle altre. Tra tutte sarà quella che crescerà proporzionalmente di più. Nel XVIII secolo infatti Liverpool grazie alla rivoluzione industriale registra un intenso incremento demografico che in breve tempo la farà diventare la seconda città più importante del Regno dopo la capitale Londra. La crescita fu indubbiamente spettacolare e stupefacente.

Certo, vi è anche una importante componente di “semi”-casualità in tutto ciò. Trattasi dell’interramento/insabbiamene del fiume Dee che portò alla decadenza dell’importante porto di Chester poco più a sud di Liverpool. Mors tua vita mea, mai proverbio latino fu più idoneo a questa città (Chester) nata con la fondazione di una fortezza romana e la cui decadenza avvantaggiò quindi una zona poco più a nord e potenzialmente idonea allo sviluppo di un importante porto, Liverpool per l’appunto. L’occasione fu sfruttata a dovere. In Fig.2 potete vedere la prima “immagine” che abbiamo di Liverpool

(Fig.2)By Anonymous – Art UK, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=35666845

Già nel 1715 infatti proprio a Liverpool si costruì il primo bacino acqueo artificiale di tutta l’Inghilterra (il cosiddetto “wet dock”) come si evince anche da questo articolo del New York Times ( https://www.nytimes.com/1898/01/02/archives/liverpool-dock-system-improvements-being-made-and-contemplated-will.html ). Questo bacino artificiale trasformò la giovane Liverpool nel porto principale del Paese grazie al commercio verso le Indie Occidentali. Un commercio che aveva i suoi punti di forza nel tabacco e nel poco “onorevole” commercio degli schiavi. Fu proprio la tratta degli schiavi che innescò lo sviluppo senza precedenti di Liverpool. Addirittura a volte si trova il riferimento che:

All’inizio del XIX secolo, qualcosa come il 40% di tutto il commercio mondiale transita ormai nel porto di questa città.

https://it.wikipedia.org/wiki/Liverpool

Onestamente così a sentore mi sembra un dato un pò esagerato e di cui sono scettico; in ciò sono anche confortato a pensarla così dal fatto che chi riporta tale dato non mette mai la fonte da cui è tratto. Ciononostante Liverpool nel XIX secolo è davvero una delle città più importanti al mondo sotto il profilo del commercio e la sua crescita esponenziale lo dimostra (crescita fisica, demografica, economica). Non per nulla nell’ ‘800 Liverpool viene anche definita come la New York d’Europa. Un’espansione sorpendente che continua anche nel XX secolo seppur con le notevoli battute d’arresto che a Liverpool si sentono più che altrove per la dinamicità della sua economia (non mi riferisco solo alle guerre mondiali ma anche alla crisi seguita alm ’29). La crescita fu costante ealimentata non solo dall’immigrazione verso tale città (come già nel secolo precednte) ma anche dalla sua funzione di tappa intermedia verso l’agognata America. Liverpool infatti era il principale porto per i rapporti con l’America anglosassone. Un dato su tutti: nel 1930 la popolazione della città contava ben 850.000 abitanti. Oggi, novant’anni dopo, ne ha poco più di mezzo milione.

Questo perché sebbene dopo la seconda guerra mondiale Liverpool fosse in fermento per la ricostruzione (era stata pesantemente bombardata proprio per la sua importanza), la crisi era ormai dietro l’angolo. E questa volta era una crisi strutturale, di sistema. Già negli anni ’50 del novecento Liverpool dovette fronteggiare la chiusura di molte fabbriche con la conseguente perdita di molti posti di lavoro. Le città industriali inglesi erano ormai entrate in una crisi di sistema, del sistema produttivo. Una crisi di non facile soluzione che necessitava di ripensare interamente una città nata a rimorchio della rivoluzione industriale e che proprio da essa era stata forgiata. Una città rpettamente industriale al servizio del proprio porto. Proprio il porto aggiunse nuovi elementi di crisi ad una città industriale già in crisi. Il porto principlae di un impero, pra doventato porto principale di una nazione che seppur importante era ormai senza impero. La perdita di posti di lavoro andava di conseguenza. Si consideri che nel 1985 gli abitanti di Liverpool erano calati a quasi la metà, ovvero dagli 850.000 di cinquant’anni prima ai 460.000 del 1985. In un contesto, quello inglese, che comunque da un punto di vista demografico era continuato a salire.

La città doveva quindi essere interamente ripensata e la salvezza arrivò dalle nuove mode giovanili che si erano andate affermando fin dagli anni ’60 ma che proprio in quegli anni non erano ancora state viste con tutte le loro potenziali di ricadute sul territorio. Si può a ragione infatti affermare che lo stile musicale “pop” nacque proprio sulle rive del Mersey che diede i natali ai più suoi illustri interpreti: i Beatles. I Beatles non furono i soli, per la evrità anche gruppi come Gerry and the Pacemakers ebbero un loro importante ruolo. Ma ovviamente i Beatles potrebbero oscurare chiunque sotto il profilo della creazione di nuove tendenze e di impatto a livello globale. Questi gruppi musicali diedero ambpia visibilità a Liverpool, e Liverpool iniziò ad esser conosciuta nel mondo proprio come la città natale del gruppo musicale che modificarono (che si erano incanalati tra le esigenze giovanili di quegli anni. Ma sia chiaro, l’affermazione di queste mode e di questi gruppi musicali che divennero in breve famosi in tutto il mondo procedeva di pari passo con l’avanzare inesorabile della crisi economica cittadina. E che la situazione fosse drammatica in termini di perdita di posti di lavoro e aumento della disoccupazione lo dimostrano anche i fatti di Toxteh Riots del 1981 dove la frustrazione per una situazione economica disastrosa e l’aumento della disoccupazione portarono a disordini impressionanti per il Regno Unito. Per la prima volta su suolo inglese (se si esclude quindi l’Irlanda del Nord dove le problematiche erano altre) la polizia inglese usò i gas lacrimogeni. (in riferimento vedere: https://www.theguardian.com/cities/2015/sep/14/toxteth-riots-1981-summer-liverpool-burned-patrick-minford-jimi-jagne )

Police shelter from missiles and petrol bombs at the height of the rioting in Toxteth in July 1981. Photograph: Topham / PA

Ormai l’intero sistema produttivo, e quindi occupazionale, delle grandi cittàoccidentali, ma in particolar modo inglesi che tanto si erano costituite sull’impulso della rivoluzione industriale, era divenuta una priorità. Pensate solamente al bacino di Seaforth, il più grande del regno Unito ma che ormai vista l’introduzione del nuovo sistema dei container per lo stoccaggio di materiali era diventato obsoleto e per la maggior parte inutilizzato (questo già negli anni ’70 neppure tale bacino, seppur in continuità con l’uso che se ne faceva precedentemente, era stato innaugurato solo una ventin a di anni prima. Ormai le cose cambiavano velocemente (rispetto ai ritmi passati) e le città industriali divennero velocemente obsolete. Superate. C’era bisogno di trovare dei nuovi canali per lo sviluppo economico ed occupazionale di queste città. Tra tutte Liverpool ne soffriva maggiormente proprio in virtù del fatto che alla crisi industriale le si andava sommando la crisi del suo grande porto.

Liverpool doveva quindi rigenerarsi e a metà degli anni ’90 iniziò la sua voluta, diretta e consapevole trasformazione. Liverpool divenne una città votata ai servizi sulla falsa riga di ogni altra città inglese, con un vantaggio notevole su ogni altra città ad esclusione di Londra. Poteva sfruttare una forte nomea artistica derivatagli proprio per essere la città natale della musica pop (su cui si può discutere, ma la percezione comunque portava a citarla) e soprattutto per essere la città natale dei Beatles (su cui non c’era niente da discutere). I Beatles furono un fenomeno musicale e al contempo sociale che da Liverpool si espanse nel Regno Unito, in Europa e nel mondo. Da qua si poteva partire e da qua si partì. Questo fu l’appiglio con una vocazione culturale su cui prima degli anni ’90 Liverpool aveva scarsa attinenza o possiamo dire scarsa vocazione.

In tal senso come manifestazioni atte ad attirare turisti e che erano legate ai Beatles più o meno direttamente si può citare il “The Matthew Street Festival”. festival tenuto ogni anno a partire dal 1993 e che originatriamente faceva parte della “Beatle Week events”. Una settimana in cui Liverpool organizzava e quindi offriva “free live music” in palcoscenici per le strade sia dell’area denominata come ‘Cavern Quarter’ (ovviamente il pub originario dei primi passi pubblici dei Beatles la giocava da padrone) sia del ‘waterfront’. Parallelamente a questo evento musicale si era affermato in maniera ricorrente l’ “Africa Oye”, ovvero il più grande e gratuito Festival di musica africana nell’UK. Oltre a qusti eventi ricorrenti musicali Liverpool ha iniziato ad organizzare la “Biennale”, un festival di arte contemporanea che come specifica il nome si tine in città ogni due anni a partire dal 1999 (ma questo che lo dico a fare a voi che ogni due anni andate a Venezia….). Liverpool quindi stava impegnò risorse nell’organizzare simili eventi e nel farsi un nome anche in campo turistico a partire dagli anni ’90 dello scorso secolo (che detto così sembra un tempo sterminato ma in realto stiamo parlando di una ventina di anni all’indietro)

Si eprseguì quindi la rigenerazione di Liverpool da città industriale a città ricca di cultura da mettere in mostra. L’obiettivo era mutare la percezione che all’estero si aveva di Liverpool, non più una città industriale ma una città turisticamente appetibile per i suoi tanti eventi culturali. Una città turisticamente rilevante. Cosa che asolutamente non era stata fino ad allora. Ciò avvenne parallelamente alla crescita economica dei vari settori legati ai servizi. Il terziario come si diceva cresceva ovunque nel regno Unito. Non era una novità della sola Liverpool. Ma Liverpool cresceva ben più delle altre. Fra il 1995 e il 2001 Liverpool crebbe ad una media annua del 6,3% contro il 5,8% di Londra e il 5,7% di Bristol (altra città che è cresciuta notevolmente negli ultimi anni). Il tasso di sviluppo, nello stesso periodo, è stato del 9,2% rispetto ad una media nazionale di 4,9%. Questo dato lo si trova spesso in giro anche se non trovando i riferimenti specifici mi suona piuttosto ambiguo nella dicitura, ciononostante è perlomeno un campoanello che suona all’unisono con quel che si sta dicendo qua. Ovvero al consistente crescita di Liverpool. E perché Liverpool cresceva più delle altre città inglesi che come lei puntavano sui “servizi”? Come dicevano i latini “repetita iuvant”, almeno così si spera: perché Liverpool poteva puntare anche su qualcosa in più rispetto alle altre città, un qualcosa che poteva far da volano ed incentivare tutti gli altri servizi. Liverpool poteva far leva sul suo appeal di città legata ad un fenomeno di costume di grande, grandissima, portata come i Beatles. E questo fu utilizzato per poter anche puntare (e lo fece con decisione) sul settore culturale e sul turismo.

Liverpool nel mondo era diventata la città dei Beatles, volenti o nolenti questo era un dato di fatto da tener in considerazione in maniera pragmatica. Di fronte a loro tutto a Liverpool era ormai passato ins econdo piano. Il gruppo che qua aveva esordito nel 1961 rivestiva ormai davvero il ruolo di “centro gravitazionale” della città. I cosiddetti Fab Four, nome forse dovuto più al loro impatto sociale e al loro “innovativo” approccio musicale, erano di Liverpool e a Liverpool esordirono. Lo stesso nome di musica “pop” forse si può legare a loro. Personalmente ritengo i Beatles uno dei pochi gruppi musicali che stranamente sono migliorati con il tempo anziché cadere con il successo. Non è che me ne intenda particolarmente di musica ma personalmente preferisco più gli ultimi album piuttostoc he i primi. Ciò entra un po’ in contrasto con al tendenza dell’appiattimento di gruppi musicali di successo (in genere) sui successi degli esordi. Ma di questo non ce ne inetressa nulla qua. Quello che ci interessa è che i Beatles esordirono qua, in un pub, il The Cavern che è ancora oggi una meta quasi di pellegrinaggio per gli appassionati e meta turistica per i curiosi. Un pub che passerebbe anonimamente sotto gli occhi di chiunque attraversi quella via se non fosse per il forte richiamo esercitato dai Beatles. Ribadisco, la “beatlesmania” fu un fenomeno di costume con tutte le sue conseguenze. E grazie ai Fab Four, la città ha trovato una nuova vocazione in cultura, turismo e moderna urbanistica.

Vi faccio vedere un vecchio filmato originario di uno delle prime “esibizioni” dei Beatles proprio al The Cavern


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D’altronde Liverpool come si diceva non era stata solo “Beatles” aveva avuto un ruolo importante che ora poteva essere messo in mostra. Per esempio Liverpool fu per due secoli la principale base di partenza per l’America. I “docks” erano stati chiusi nel 1981 (non a caso in coincidenza con quei disordini che si diceva), ciononostante esistevano ancora e potevano essere visti sotto altra luce. Non più per l’utilità attuale ma per il valore culturale che ormai portavano in sé. E per le conseguenze. Fu proprio per l’importanza dei docks (del porto) che Liverpool attrasse così tanti immigrati fin dall’800. gallesi, polacchi financo cinesi (tra i gruppi principali). Da qui l’edificazione di alcuni quartieri che nell’immaginario collettivo sono privilegiati nella designazione delle grandi città. Per esempio Chinatown. Non a caso tali quartieri richiamavano l’idea di New York a cui Liverpool era paragonata nel corso dell’800.

China Town, Liverpool
China Town, Liverpool foto di: George Hodan

Questa rigenerazione dell’immagine di Liverpool però aveva bisogno di una grande vetrina che facesse da volano e pubblicizzasse e promuovesse questa nuova immagine. La nomina a città Capitale Europea della Cultura cadde in questo contesto di rigenerazione della città. Una città che stava cambiando e che aveva però bisogno di una vetrina, di una manifestazione internazionale nell’ambito della cultura (per promuovere la propria cultura e la propria offerta culturale). Un matrrimonio eprfetto quello tra Liverpool e l’evento pubblicizzato e incentivato dall’Unione Europea. Così Liverpool si aggiudicò l’evento epr l’anno 2008.

Questi aspetti e puntare su questi aspetti hanno avuto anche un altro importante risvolto epr Liverpool. Il turismo mal si sposa con la criminalità e così la trasformazione di Liverpool la portò anche conseguentemente a diventare una delle aree metropolitane più sicure del Regno Unito.

Ricapitolando: Liverpool non era una città che viveva di turismo, né la si sarebbe potuta considerare appetibile sotto questo profilo almeno prima dell’avvento dei Beatles. Siamo in un contesto diametralmente opposto a quello che vedremo per Talinn. Va però detto che se è pur vero che il turismo è anche e soprattutto una questione di psicologia e di attese create, Liverpool aveva ampio margine di gioco nel campo dell’immaginazione. Mi spiego meglio. Liverpool per circa due secoli era stato il principale porto britannico da cui si partiva verso le Americhe. Il porto era stato poi assai importante (non solo come punto di aprtenza per le Americhe) ma anche sotto il profilo dei rapporti e scambi commerciali di un Paese che aveva creato la propria ricchezza e la propria potenza proprio sul dominio dei mari. Liverpool era altresì una città simbolo dell’industrializzazione e che quindi avrebbe potuto rivestire un importante ruolo attraverso l’archeologia industriale. Un’importante e nuova opportunità da sfruttare. Poteva essere infatti vista come testimonianza di un mondo passato e di una specifica epoca che aveva cambiato per sempre il mondo partendo dal modo di “produrre”. Ciò rientra perfettamente nell’ambito culturale.

Insomma premesse per poter sviluppare il turismo ce ne erano eccome. E non a caso si puntò a svilupparlo nella sua “variante” culturale. Non va dimenticato nemmeno l’apporto degli sport ed in particolar modo del calcio. Il calcio esercita al giorno d’oggi una grande attrazione “gravitazionale”. La squadra cittadina del Liverpool è una delle più vincenti a livello europeo e ciò richiama l’attenzione degli appassionati e comunque “pubblicizza” l’intera città. Questo è un discorso che ora qua non affronteremo, voglio però sottolineare come anche cose che precedentemente erano reputate “banali” come il calcio poi sono diventate estremamente importanti sotto più punti di vista. A futura memoria (da tenere sempre presente): si può conoscere qualcosa oggi, ma non si sa mai a cosa quel “qualcosa” porterà.

In definitiva Liverpool ha scelto di puntare sul turismo culturale come una delle via maestre per l’economia cittadina e per risollevare i livelli di occupazione (nuovi posti di lavoro). In base a questo indirizzo ha voluto (e ha saputo) rigenerarsi. In funzione di ciò la data fondamentale è appunto il 2008 quando in linea con questa volontà è riuscita ad accaparrarsi e a proporsi attraverso l’evento: Capitali Europee della Cultura.

Liverpool European Capital of Culture 2008 flag, flying in front of the Port of Liverpool building. Taken by Chris Howells, September 2005.

Sito ufficiale di Liverpool capitale europea 2008, https://web.archive.org/web/20070405123257/http://www.liverpool08.com/

LIVERPOOL è forse stato il progetto più ambizioso tra le capitali europee della cultura, sia come finanziamenti sia come obiettivi a lungo termine. Questo che segue è quello che ci si aspettava dall’organizzazione dell’evento poco prima che prendesse inizio (dal documento ufficiale)

Vediamo quindi se le attese sono state rispettate. Vediamo cosa offre Liverpool (all’atto pratico) ad un turista, ed in cosa abbia inciso l’evento Capitale Europea della Cultura addirittura sulla pianta della città

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