Maldive

Solitamente le Maldive sono dipinte come un’ambiente paradisiaco; un ambiente ideale per un turista in cerca di luoghi naturali dove trascorrere vacanze di relax o interessato a praticare sport subacquei. Il vostro libro non fa eccezione e anzi ne sottolinea i relativi punti di forza riguardo proprio il turismo naturalistico e sportivo (ovviamente e giustamente). Cosa che è sicuramente vera. Però al tempo stesso forse sorvola un po’ troppo su questioni che hanno importanti ricadute anche sull’argomento turistico. Descrivere le Maldive come un paradiso terrestre sotto tutti i punti di vista non rende nemmeno merito alle maldive in quanto tali ma lo fa solo per il mondo che ci piace pensare (o che piace o è funzionale a chi lo vuol descrivere in quel modo). La descrizione delle Maldive come una specie di Eden è anche una visione (in tutto …) generalmente condivisa dalla maggior parte dei turisti che ritornano da quest’arcipelago dell’oceano indiano collocato a ridosso dell’equatore. Il punto è che le Maldive hanno anch’esse i loro problemi, problemi che sono tutt’altro che banali. Si tratta di problemi non di poco conto le cui conseguenze sul piano turistico diventano a volte anche del tutto secondarie. Sono problemi anche di tipo “esistenziali” nel senso specifico del termine. Tutti i problemi sono esistenziali sotto il profilo prettamente individuale, ma qua investono l’ “esistenza” stessa di quel determinato ambiente.

Le Maldive stanno attraversando una fase di profondi mutamenti culturali. Mutamenti che investono gli orientamenti turistici e le relative politiche. Dinamiche sociali difficili da indagare ma che hanno tangibili riscontri sull’offerta turistica. È pur vero che, come si dice sempre, l’unica cosa di cui si può esser certi è il cambiamento (se non ci si accorge dei cambiamenti vuol dire che c’è un grosso e bel problema a monte, oppure che siamo ciechi di fronte ai nuovi eventi); il punto però è che alle Maldive questi mutamenti sono difficilmente intravedibili dai turisti per il semplice fatto che il governo maldiviano pur non potendo fare a meno del turismo vuole a tutti i costi limitare (per quanto possibile …) l’impatto che esso può avere sulla cultura locale. La cultura è sempre in fermento e soggetta a cambiamenti. La cultura delle Maldive è attualmente profondamente lacerata da tendenze di senso opposto. Essa sta cambiando profondamente e oscilla tra una deriva fortemente religiosa-integralista ed una profondamente investita dalle conseguenze socio-economiche prodotte (tra gli altri ma con ruolo non secondario) dal turismo. Entrambe queste tendenze sono la risultante di quel fenomeno “strano” e “contraddittorio” che chiamiamo “globalizzazione” e che investe ogni territorio ed ogni località turistica seppur con differenti accenti e seguendo proprie peculiari traiettorie.

Il turismo alle Maldive si è sviluppato per tanti motivi. L’eredità britannica (le Maldive sono un ex-protettorato britannico) ha funto indubbiamente da premessa e da catalizzatrice di questo indirizzo così fondamentale per l’attuale economia del Paese. Ma forse ancor più importante è stato il fattore “culturale”. La naturale apertura delle popolazioni di questo arcipelago “di passaggio” ha avuto un ruolo fondamentale per il sorgere del turismo. Alle Maldive facevano scalo prima le navi mercantili arabe-islamiche e successivamente lo hanno fatto quelle coloniali europee. Una terra di passaggio sviluppa tendenzialmente, e per forza di cose, una naturale propensione all’apertura mentale che è presupposto e allo stesso tempo conseguenza dei commerci. Questa “propensione” ultimamente, se così la si può chiamare, va modificandosi.

Per illustrarvi queste specifiche tematiche (tranquilli ve la metto senza esagerare …) vi presenterò prima una propedeutica panoramica sul turismo alle Maldive che va ad integrare la trattazione del vostro libro di testo e che allo stesso tempo ci potrà fungere da premessa per trattare i suddetti temi. Ma procediamo con ordine partendo dalla descrizione fisica di questo arcipelago che ci sarà poi utile per parlare del sorgere del turismo e per addentrarci nelle sue attuali dinamiche.

UN TERRITORIO PECULIARE

Da un punto di vista fisico la repubblica delle Maldive coincide con l’omonimo arcipelago. Un arcipelago che poggia su una dorsale di origine vulcanica formatasi circa 60 milioni di anni fa e che si colloca a circa 735 km a sud-ovest dello Sri Lanka, tra il Mare arabico e l’Oceano Indiano. L’arcipelago delle Maldive è composto da 26 atolli che comprendono più di mille isole coralline (secondo le stime da 990 a 1292 dipende dai testi visionati. Per gente di mondo come voi che hanno due grosse bibbie come guida quotidiana le stime invece variano dalle 1192 isole segnate da wikipedia ( https://it.wikipedia.org/wiki/Maldive ) alle circa 2000 del vostro libro … Le stime sono difficili in quanto dipende dall’innalzamento o meno sul livello dell’acqua delle stesse isole che derivano dai coralli: certe si alzano certe invece vengono sommerse…). Gli atolli sono isole coralline basse e sottili, disposte ad anello intorno a una laguna. Si formano quando colonie madreporiche si insediano intorno ad un’isola che si inabissa per fenomeni di abbassamento del suolo. Con l’accumularsi delle madrepore, esse riemergono dal mare permettendo la crescita della vegetazione. Nel corso di secoli sulla sommità degli antichi vulcani sprofondati negli abissi, miliardi di coralli, stratificandosi, hanno creato gli attuali atolli. Capite bene che con questa costante “genesi” da una parte e dal continuo sprofondamento di alcune di queste isole dall’altra, il contarle diventa difficile e soggetto ai singoli momenti. Da qui l’incertezza sui numeri. Comunque sarei più contento se mi dite poco di mille e non come fa il vostro libro che arriva a definirle “circa 2000”, ma che sappia io, in questo caso, è l’unica fonte che gli attribuisce un tale numero.

esempio di atollo, fonte: http://www.lib.utexas.edu/maps/islands_oceans_poles/addu_atoll_76.jpg ; Map of Addu Atoll, Maldives, in the Indian Ocean ; This image is a work of a Central Intelligence Agency employee, taken or made as part of that person’s official duties. As a Work of the United States Government, this image or media is in the public domain in the United States.

La parola atollo deriva da un’espressione della lingua maldiviana atholhu che significa “isole disposte ad anello”. L’elevazione media degli atolli è di circa 2-3 m sul livello del mare, fatto che rende decisamente precario il futuro di questo arcipelago. Per capirlo meglio guardate l’immagine sotto della capitale Malé (qualche informazione la trovata qua: https://mondomaldive.it/it/male-la-capitale-delle-isole-maldive ) situata nell’omonima isola

Malé, capitale delle Maldive, Foto di: Shahee Ilyas ; https://en.wikipedia.org/wiki/File:Male-total.jpg

Capite bene che il minimo innalzamento del livello del mare potrebbe avere effetti catastrofici su quest’arcipelago. Alcune proiezioni sembrano infatti prevedere la loro scomparsa nel giro di 30-40 anni. Ciò è connesso al riscaldamento globale e al conseguente innalzamento del livello dei mari. Diciamo che negli ultimi anni l’innalzamento del livello del mare è andato di pari passo (grosso modo) con il naturale innalzamento della barriera corallina. Innalzamento che sembra però non tenere più il passo con quello marino (su questo ci sono visioni discordanti, come ci sono pareri discordanti sulla stessa genesi delle Maldive. Io vi ho precedentemente riportato quella attualmente più accreditata). Ad ogni modo tutto il sistema “arcipelago delle Maldive” dipende anche dallo stato di salute della barriera corallina che deve mantenersi integra ed in equilibrio. Per questo come vedremo far poco, per le Maldive anche il contenimento dell’inquinamento è cosa fondamentale non solo per il benessere futuro ma anche e soprattutto per quello presente. Le barriere coralline sono colonie composte da organismi viventi: miliardi di coralli, piccoli animali polipoidi che vivono in simbiosi con alghe microscopiche (questa è la ragione per cui hanno bisogno di acque trasparenti), si costruiscono una protezione di calcare e assorbono i nutrimenti presenti nell’acqua del mare. Questi organismi vivono in prevalenza tra il Tropico del Capricorno e del Cancro, all’incirca fra i 28° di latitudine nord-sud. La vitalità delle colonie dipende da molteplici fattori come la temperatura dell’acqua che deve mantenersi sopra i 20°C , la salinità che non deve scendere sotto il 34%, la presenza di luce attraverso la quale le alghe simbiotiche compiono la fotosintesi clorofilliana. La barriera corallina è uno dei biomi più ricchi di biodiversità del Pianeta Terra. Tra tutte le barriera coralline, quelle maldiviane sono tra le meglio conservate al mondo. Mantenerle in equilibrio dipende anche dall’uomo e quindi anche dai turisti che le visitano.

Gli atolli che costituiscono l’arcipelago delle Maldive sono distribuiti su una striscia di oceano a cavallo dell’Equatore lunga circa 800 km e larga poco più di 100 km. All’interno degli atolli emergono isole, che in media non superano i 2kmq e gli 8km di lunghezza, con un’altezza massima di 2/3 m sopra il livello del mare e lingue di sabbia. In quest’area si è formata un’immensa laguna protetta dalla barriera corallina con un a temperatura delle acque costante tra i 23 e i 28°C, dando vita ad uno degli ecosistemi più ricchi del mondo, con una biodiversità seconda solo a quella delle foreste equatoriali. La foresta di palme da cocco copre la maggior parte dell’arcipelago. Vi è solo un’isola coltivabile grazie sia alle riserve di acqua dolce, sia ad un’altezza sul livello del mare superiore alle altre. Si tratta di quella meridionale di Fuamulaku. Le altre isole sono caratterizzate da un suolo sabbioso e alcalino privo di potassio, ferro e nutrimenti necessari all’agricoltura.

Effettivamente anche lo stesso carcere delle Maldive sembra un resort di lusso (dipende dalla durata della permanenza ….)

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fr:Dhoonidhoo, and Male, Maldives
Foto di:
User:Charlie youg

si trova vicino alla capitale Malé

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Foto di
User:Charlie youg

BREVE STORIA DEL TURISMO ALLE MALDIVE: dagli albori ad “oggi”

Raramente si può definire con una certa precisione l’inizio del sorgere del turismo in una determinata località o in un determinato territorio. Per le Maldive si può. Si deve infatti a George Corbin il primo resort maldiviano. Ecco come nacque l’idea: https://www.maldivestourism.net/blog/first-tourists/ ; https://www.sundayobserver.lk/2017/04/30/features/maldives%E2%80%99-tourism-pioneers-plunging-east-coast ; qua lo vedete anche in un articolo in italiano https://maldivestraveller.mv/it/news/maldives-stories/discovery-of-maldives-tourism . Corbin era cittadino inglese, tra l’altro per metà di origine italiana, e grande appassionato di pesca subacquea e di viaggi; ebbe l’idea di aprire il primo resort su una piccola isola a nord di Malé poco dopo l’indipendenza delle Maldive dal regno unito, avvenuta nel 1965. Era il 1972. Un resort spartano, con poche pretese, ma che ebbe più successo di quanto il suo ideatore avesse mai sperato. In poco tempo crebbe enormemente e aprì la via maestra del turismo alle Maldive, trasformando questo arcipelago in una meta ambita dal turismo internazionale. Il numero dei resort crebbe esponenzialmente. Si ampliò l’offerta e si elevarono gli standard. Il turismo sportivo (subacqueo) la faceva inizialmente da padrone, ed è anche attualmente uno dei motivi tra i più in voga tra chi si reca alle Maldive. D’altronde per gli appassionati di immersione, come rimanere indifferenti alla possibilità di immergersi in un ambiente così peculiare ed affascinante? Tra coralli e lagune in mezzo allo sterminato oceano indiano.

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Si passò quindi dallo spartano primo resort di Corbin a quelli attuali; tra l’altro oggigiorno molti di loro si “rivolgono” ad un target “d’élite” e legato al lusso. Si può dire che gli anni novanta funsero da spartiacque grazie al debutto (un debutto con il botto-boom) del turismo all inclusive che allargò l’offerta turistica non solo agli appassionati di sport subacquei, ma anche ad altre disparate tipologie: dalle famiglie ai gruppi aziendali; dai viaggi per coppie alle lune di miele. Vi metto qualche immagine per rendervi esplicite queste poche parole (di modo da evitare di perderci tempo e sprecare malamente la vostra concentrazione …).

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Le “cose” però non sono sempre lineari. Tutt’altro. Soprattutto le tendenze politiche. E ultimamente le “cose” sono cambiate più volte in poco tempo. Se prima si è cercato il più possibile di dividere il turista dal contesto sociale maldiviano, attualmente si sta puntando anche su altre forme di ricettività turistica a prezzi più accessibili e che quindi necessariamente aprono il Paese ad un turismo che seppur non possa proprio esser definito di massa, è comunque legato ad un target medio-alto (e non più soltanto “alto”). Questa offerta a prezzi più modici porta ad una maggiore compenetrazione delle “Maldive del turista” con “le Maldive delle popolazioni locali” (riferimento a quel che più avanti troverete come Maldives Tourism Act). Oltre ai resort negli ultimi anni si è infatti assistito al diffondersi di nuove modalità di fruizione turistica, come il modello a cui si rifà airbnb (in riferimento guardate per provare: https://www.airbnb.it/s/Maldives , si possono trovare alloggi anche a partire da una trentina di euro a notte).

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Allo stesso tempo si stanno diffondendo sempre più per l’arcipelago le crociere di lusso. In questo caso l’influenza che il turismo genera sugli usi e costumi locali è più limitato (anche se ben lontano dall’essere azzerato). Insomma tendenze di senso opposto convivono non senza diatribe nelle Maldive. Ma andiamo con ordine.

Le Maldive, come si diceva, sono diventate una meta importante per il turismo internazionale a partire da quel primo resort del 1972. Non solo, fino al 2020 il turismo era in continua e costante crescita (e così si prevede che tornerà ad essere). Oltre tutto stava procedendo sempre più spedito sia verso una diversificazione delle offerte/tipologie turistiche, sia verso un ampliamento dei target di riferimento. Vi riporto qualche dato che metta in evidenza (anche) quanto le Maldive siano importanti per il nostro turismo outgoing (uso il presente visto che la situazione si può definire come “congelata” …):

È un anno da record il 2018 del turismo alle Maldive. E il mercato italiano torna a essere grande protagonista nei flussi verso l’arcipelago, con tassi di crescita prossimi ai 20 punti percentuali.

È quanto emerge dai dati degli arrivi del primo semestre resi noti dal Ministero del Turismo. A livello generale il Paese cresce di oltre 10 punti percentuali, per un totale di 726mila turisti internazionali. Per quanto riguarda l’Italia, invece, gli oltre 56mila arrivi rappresentano un aumento anno su anno del 18,2 per cento.

Se la Cina si conferma primo e inavvicinabile bacino in assoluto, più di 120mila i viaggiatori del Paese, per le posizioni successive è un vero e proprio testa a testa tra Germania, Gran Bretagna e Italia, con una differenza tra la seconda e la quarta di poco superiore alle mille unità.

https://www.ttgitalia.com/stories/internazionale/144731_boom_di_arrivi_turistici_alle_maldive_italia_a_182/

Sono dati importanti che confermano il trend (generalmente) positivo e di notevole crescita che si registra dai tempi del primo resort di Corbin. Da quel lontano 1972 in cui i visitatori furono circa un migliaio si è passati agli attuali 726 mila turisti, che oltretutto spendono anche molto di più rispetto ai primi tempi. Anche se come vedremo il governo attuale maldiviano, in controtendenza con gli anni passati, vuole aprirsi anche ad un turismo di fascia media (proprio in funzione di ciò il Paese si era aperto anche ad airbnb, una assai “discussa” apertura …). Il turismo è ad ogni modo un settore fondamentale per l’economia delle Maldive, tant’è che ricopre circa il 40% del PIL (nel suo complesso). Tra l’altro segnaliamo anche un passaggio importante. Se consideriamo che solo nel 2009 dall’Europa provenivano i turisti che facevano registrare il 70% degli arrivi alle Maldive mentre contestualmente l’intero sud-est asiatico costituiva soltanto il 21% degli arrivi, nella fase immediatamente pre-covid-19 si registrava un netto cambiamento nelle proporzioni tra i turisti internazionali e che la Cina anche in questo caso ha avuto una crescita esponenziale davvero impressionate.

Questo notevole flusso di persone, e di ricchezza ad esse legato, portava e porta con sé anche una serie di problematiche. I turisti annui sono più del doppio dell’intera popolazione maldiviana (all’incirca sui 340.000 abitanti) e si riversano in un ambiente decisamente “bello”, lussureggiante nonché (ovviamente) esotico, ma allo stesso tempo estremamente fragile e povero di risorse. Il turismo quindi ha portato con sé ricchezza, sviluppo, lavoratori stranieri, ma anche forti cambiamenti nell’organizzazione del territorio e degli stili di vita. Entrambi hanno da sempre (da quando il turismo è arrivato in questo arcipelago) rivestito le più grandi preoccupazione del governo maldiviano. Da un lato il turismo porta benessere in un Paese dove il PIL pro capite è uno dei più bassi al mondo, dall’altro incide notevolmente sul contesto ambientale-naturalistico e su quello culturale del maldiviani (quando vedremo l’esempio di Hainan, tenetelo come parallelo ed esempio esplicativo di questa tematica, ovvero dell’influenza che il turismo ha nelle culture delle destinazioni turistiche). Così il governo nel 1996 ha emanato il Maldives Tourism Act che sancisce alcune regole e strategie per limitare l’impatto ambientale e culturale ( G. Corradi -M. Morazzoni, Geoturismo 3, Markes, 2017). Non dovete studiarvelo ma ve lo metto qua in una traduzione inglese non ufficiale ma almeno comprensibile (il maldiviano non lo conosco …)

Ovviamente si tratta di una legge importante che è stata soggetta anche a successivi emendamenti (che non dovete studiarvi …. ma se vi coglie la curiosità di dargli una letta ve li inserisco qua sotto. I recentissimi emendamenti dello scorso mese ve li ho messi sulla pagina relativa a Maldive e Covid-19)

Alcuni esempi delle regole sancite in questa legge: su ogni isola può sorgere un solo resort; le costruzioni non possono coprire più del 20% della superficie dell’isola e non devono superare in altezza la vegetazione; l’affitto delle isole ai tour operator è concesso con una gara d’appalto per un massimo di 35 anni [ci arriverà?…]; meno del 20% dell’intero territorio deve essere destinato alle strutture turistiche. Oltre alle limitazioni di carattere ambientali, il governo regola anche gli scambi di tipo culturale: i resort sono collocati in prevalenza su isole disabitate per evitare quasi del tutto il contatto tra turisti e popolazione locale. Fatta eccezione per Malé e per le isole turisticamente sviluppate, è possibile permanere su alcune isole solo fino al tramonto, mentre in altre isole la visita è possibile solo se in possesso di un visto speciale

G. Corradi -M. Morazzoni, Geoturismo 3, Markes, 2017

Queste forti regolamentazioni soprattutto sotto il profilo dell’attenzione alla contaminazione culturale andavano di pari passo con il diffondersi di una più accentuata sensibilità religiosa. Le Maldive sono da secoli delle terre votate alla religione islamica sunnita e ciò ha ovviamente anche delle implicazioni politiche. Si consideri che il capo di stato è anche guida religiosa e che per essere cittadino delle Maldive bisogna essere di religione islamica sunnita (emendamento costituzionale del 2008). Che le Maldive fossero un Paese fortemente plasmato dalla religione islamica non è mai stato un mistero, basti vedere la bandiera nazionale. Allo stesso tempo però negli ultimi anni si è registrato un maggiore accento delle tendenze più integraliste.

Che nel corso degli anni ’90 sia aumentata l’incidenza delle tendenze religiose più integraliste, si evince anche dalla diffusione proprio in quegli anni di usi e costumi non propriamente tipici delle Maldive. Come per esempio la barba lunga tra gli uomini o come il velo integrale tra le donne. Un esempio di articolo che vi parla di tale tendenza alla radicalizzazione tra la popolazione maldiviana: https://www.nytimes.com/2017/06/18/world/asia/maldives-islamic-radicalism.html

da: https://www.nytimes.com/2017/06/18/world/asia/maldives-islamic-radicalism.html

Questa maggior sensibilità agli aspetti religiosi (al pari dell’attenzione all’ambiente da cui deriva l’esistenza immediata e non solo futura delle Maldive) erano quindi alla base del Maldive Tourism Act. Ovviamente tutto ciò andava di pari passo con l’attenzione ambientale che alle Maldive è prioritaria. Prioritaria lo deve essere dappertutto questo è chiaro, ma alle Maldive il problema della salvaguardia dell’ambiente non rimanda in ultima istanza ad un futuro prossimo, qua rimanda a problematiche indirizzate all’ora e adesso. Il sistema su cui si ergono le Maldive, la barriera corallina, è un sistema ricco, ricchissimo di biodiversità ma allo stesso tempo fragile. Le barriere coralline maldiviane sono tra le meglio conservate e in salute proprio perché dalla loro salute dipende come si è visto l’esistenza e l’economia stessa delle Maldive. Non si tratta quindi di parlare del domani, si tratta dell’adesso. Da qui l’importanza che la salvaguardia ambientale ricopre nelle politiche del governo maldiviano. Questo problema si scontra anche con la ricerca di sviluppo delle Maldive e di conseguenza a volte le politiche governative sembrano contraddittorie. Politiche di sviluppo che per quanto ci compete in questa sede non posso essere scisse dalle politiche adottate in ambito turistico.

Description : Water villas at Medhufushi Island Resort in the Maldives; Autore: Priyaflorenceshah
Photo by Misha87 form PxHere

Pochissimi anni fa il neopresidente maldiviano Mohammed Nasheed aveva proposto uno sviluppo turistico basato totalmente sulla eco-sostenibilità; due anni fa (poco dopo) il nuovo presidente Mohamed Muizzu ha cambiato indirizzo e quell’obiettivo è stato totalmente rivisto e stravolto in funzione di un turismo più legato al lusso (a riguardo vedere questo articolo: https://www.repubblica.it/ambiente/2017/03/08/news/maldive_addio_al_sogno_carbon_free_il_nuovo_governo_punta_su_resort_e_turismo_di_massa-159997102/ ). D’altronde la situazione politica delle Maldive è tutt’altro che stabile, più o meno come i subbugli che pervadono il suo tessuto sociale. Nasheed era stato deposto da un colpo di stato, vedere l’articolo: http://www.libertiamo.it/2012/03/06/nel-paradiso-maldive-non-entrano-le-donne/ ; non è un caso che i governi che si susseguono più o meno democraticamente abbiano visioni assai differenti per quanto riguarda gli indirizzi turistici (principale fonte di ricchezza del Paese).

Attualmente salvo conservare e sviluppare il turismo del lusso il governo vuole sviluppare parallelamente un tipo di turismo con target medio aperto quindi ad un turismo di massa (proprio per riuscire a centrare l’obiettivo che si sono posti di portare 7 milioni di vacanzieri entro i prossimi 10 anni). Gli indirizzi sembrano a volta contrastarsi, quanto meno sembrano contraddittori. La realtà è che le Maldive vogliono allargare il bacino di utenza e parallelamente continuare ad approfondire il turismo legato al lusso. Agli occhi dell’attuale governo il gran numero di isole disabitate sembrerebbe poter accontentare tutti. Vedremo se quel che sembra diventerà anche qualcosa che sarà, di certo ciò aprirà nuove problematiche.

Foto di Stefanie Laubscher da Pixabay (Maldive Kuredu)
Foto di Jonny Belvedere da Pixabay

Ma ritorniamo sugli aspetti sociali del Maldive Tourism Act. Come si diceva bisogna metterli in relazione con l’indirizzo fortemente conservatore, se non proprio integralista, che dalla metà degli anni ’90 del secolo scorso ha pervaso il tessuto sociale autoctono delle Maldive. Lo vediamo attraverso l’insorgere di alcune problematiche del tutto nuovo per le Maldive. Ad inizio anni 2000 infatti una serie di problematiche che mischiavano fede e turismo si sono manifestate nell’arcipelago. Per esempio alcuni rapimenti di turisti. Stabilire legami diretti è sempre difficile e spesso superficiale, ciononostante questi rapimenti di turisti (fatto del tutto inusuale per le Maldive) andavano di pari passo (in contemporanea) con il diffondersi dell’importanza sotto il profilo geopolitico di alcuni stati arabi, su tutti l’Arabia Saudita. L’Arabia Saudita è uno stato ultra conservatore (islam wahabita) e allo stesso tempo grande alleato degli USA. Va detto anche che le cose stanno cambiando, vedasi per esempio la polemica un paio di anni fa riguardo l’impossibilità delle donne saudite ad assistere una partita di calcio che la stessa Arabia Saudita aveva pagato pur di ospitare sul proprio territorio nazionale, trattasi della finale di supercoppa italiana tra Juventus e Lazio del 2018. Prima di quell’evento sportivo era vietato alle donne assistere ad eventi sportivi se non accompagnate. (a titolo informativo si veda questo articolo https://www.adnkronos.com/supercoppa-italiana-a-riad-anche-le-donne-allo-stadio_3MhRNq3ZQrtlCAWEJsQYlo ). La forte relazione instaurata con l’Arabia Saudita procede di pari passo con l’insorgere ed il diffondersi alle maldive di un clima più integralista, vedere a riguardo il seguente articolo: https://www.wionews.com/south-asia/analysis-religion-and-money-fuel-saudi-arabias-influence-in-maldives-11145

Immagine datata il 5 September 2014 (Fonte: flickr: Protest calling for Sharia in Maldives )
Autore: Dying Regime from Maldives (PS notate in questa immagine il forte contrasto tra i manifestanti ed il cartellone pubblicitario sopra loro …)

Questo fervore religioso, come abbiamo visto sopra, si era concretizzato nel Maldive Tourism Act che separava quasi in maniera ermetica le “Maldive del turtista” dalle “Maldive della popolazione locale”. Per esempio, come si riportava sopra, attraverso quell’ “atto giuridico” si sanciva che i turisti non potessero passare la notte nelle isole abitate dai pescatori maldiviani, ma che di notte dovevano ritornare nei loro resort costruiti nelle isole adibite proprio ad uso esclusivo dei turisti.

Questa forma di fervore religioso si è però scontrato con la necessità pratica del turismo. O meglio si è scontrato con lo sviluppo economico e le migliori condizioni di vita che lo sfruttamento turistico aveva fatto intravedere anche ai piccoli pescatori locali e in genere alla popolazione maldiviana. La diffusione per esempio delle guest house, e ricettività similare, andava in contrasto con le linee guida del Maldive Tourism Act. Da qui alcuni scontri non propriamente pacifici. A partire dal 2016-17 il nuovo governo eletto ha deciso di dare un indirizzo diverso alle politiche turistiche. Non più (in generale) isolare il turista nel suo solitario paradiso, ma lasciare che il turismo si organizzi anche dal basso in maniera tale da far distribuire maggiormente la ricchezza tra la popolazione locale. Con la conseguente possibilità (pericolo dal punto di vista del governo maldiviano) di contaminazioni culturali estere.

Mi spiego meglio mettendovi qua un articolo del 11/02/2019 (lo metto che se vi allego il link non sono così sicuro che lo leggiate … )

Le Maldive vogliono aprirsi al turismo “normale”
E non solo quello di lusso dei resort: il nuovo governo vuole incentivare i soggiorni dei viaggiatori “da zaino in spalla”, ma non tutti sono convinti

 Le Maldive sono da sempre considerate uno dei posti di vacanza più costosi al mondo, ma il nuovo governo vuole investire e far crescere il turismo di fascia medio-bassa per favorire lo sviluppo di tutto il paese. Le Maldive si trovano nell’Oceano Indiano e sono formate da più di mille isole, molte delle quali abitate solo da residenti che vivono di pesca e agricoltura. Fino a dieci anni fa queste isole non erano nemmeno accessibili ai turisti. Il nuovo presidente Ibrahim Mohamed Solih – leader dell’opposizione che è stato eletto lo scorso anno un po’ a sorpresa, battendo il presidente uscente Abdulla Yameen – vuole però trasformare il paese un punto di riferimento per le vacanze «della classe media», come ha spiegato. E ha, tra le altre cose, promesso di sostenere finanziariamente i residenti che vorranno aprire una pensione o altri servizi utili a raggiungere questo obiettivo.
Questo cambiamento non sarà semplice. La popolarità delle Maldive è stata costruita con cura, negli anni, su un’immagine ben precisa: «Il lusso è la pietra angolare della nostra storia», ha detto Ibrahim Munaz, responsabile di un’associazione di agenti di viaggio del luogo. E il turismo di lusso ha rappresentato e rappresenta circa un quarto del prodotto interno lordo del paese. «Ora la domanda è: come presenteremo entrambe le facce?», si è chiesto Munaz parlando con il Wall Street Journal. Alcuni hanno infatti paura che un messaggio confuso e un aumento dei “viaggiatori con gli zaini in spalla” potrebbero ridurre l’affluenza di turisti di fascia alta e favorire mete alternative come le Mauritius o le Seychelles. Ma il governo sostiene che la nuova opportunità di turismo accessibile porterà al paese un nuovo flusso di denaro dall’estero con ricadute positive sugli abitanti, e non solo sui proprietari dei grandi resort.

Attualmente le Maldive hanno 8 mila posti letto nelle pensioni, contro i 30.500 dei grandi alberghi, ma non sono molto pubblicizzate. Una buona strategia comunicativa, ha spiegato Munaz, è stata finora quella di rinominare le pensioni come “boutique hotel”, aggiungendo specifiche come “turismo sostenibile”. Il nuovo responsabile della promozione turistica del paese, Thoyyib Mohamed, ha poi detto che il suo compito sarà ora quello promuovere le guesthouse senza perdere il segmento del lusso.
Fino a dieci anni fa, le isole abitate dai maldiviani non erano aperte al turismo. I leader politici e religiosi pensavano che l’arrivo in massa degli stranieri avrebbe minacciato i valori tradizionali del paese. Dopo la prima elezione democratica del paese, nel 2008, il divieto venne rimosso, ma questo non cambiò molto la situazione: le isole non avevano un servizio puntuale di traghetti, i rifornimenti di base arrivavano in modo irregolare in molti posti e le iniziative imprenditoriali delle comunità legate da generazioni alla pesca e all’agricoltura furono molto scarse. A tutto questo si aggiunse il timore dell’élite religiosa di vedere donne in costume in giro per le isole. I turisti non sarebbero insomma rimasti chiusi all’interno di resort e spiagge private, ma si sarebbero mescolati con i maldiviani nei luoghi dove vivono e pregano.
Una delle prime guesthouse ad aprire alle Maldive, nel 2012, si trova a Ukulhas, una piccola isola in cui vivono circa mille persone. Ma è solo dal 2016 che gli abitanti hanno davvero iniziato a trasformare le loro attività in servizi per i turisti, creando anche un’associazione per gestire le relazioni con la gente del posto. Sono stati creati degli spazi in cui si può stare in costume, che alcuni maldiviani musulmani evitano, e le procedure di check-in includono una spiegazione sulle sensibilità culturali del luogo. Mohamed Anwar, 33 anni, un tempo pescatore, ha spiegato al New York Times che con le nuove opportunità offerte dal turismo il suo reddito è cresciuto di cinque volte. «Il turismo è buono, ma non troppo turismo», ha detto un altro residente: «Abbiamo bisogno di equilibrio».

https://www.ilpost.it/2019/02/11/maldive-vacanza-per-gente-normale/

Tra parentesi però non è tutto oro quel che luccica. Negli stessi anni in cui si andava diffondendo l’accoglienza dei turisti nelle case dei maldiviani (in contrasto con le indicazioni di un decennio prima) il governo ha emanato una nuova costituzione che rendeva ancor più islamico l’arcipelago delle Maldive. Quello che vi dicevo sopra e che qua vi integro con qualche altro articolo. Nella costituzione del 2008 l’abbandono delle fede islamica da parte di un maldiviano è punibile e perseguibile, è un reato e si tratta di apostasia. Ancora: alle Maldive praticamente non esiste reato di violenza sessuale (a riguardo per chi vuole può leggere questi articoli: https://www.huffingtonpost.it/2013/08/22/maldive-ragazza-stupro-frustate_n_3793925.html ; https://www.repubblica.it/2007/12/sezioni/esteri/maldive-violenza/maldive-violenza/maldive-violenza.html ; https://www.goasia.it/curiosita-delle-maldive/ (va detto che anche in Italia fino al fascismo la violenza sessuale su una donna era equiparabile ad un reato contro la proprietà più che contro la persona…).

In generale quindi, per ripetersi che vi aiuta …, vi è una tendenza alla diffusione di un islam radicale che sta diventando sempre più visibile e tangibile. Si veda per esempio l’ulteriore articolo qua proposto: https://www.theguardian.com/world/2015/feb/26/paradise-jihadis-maldives-islamic-extremism-syria ; o per averne un quadro generale la relativa pagina su wikipedia: https://en.wikipedia.org/wiki/Islam_in_the_Maldives .

Insomma (e in sintesi) la situazione delle Maldive per quanto sembra che vada in una direzione di apertura al mondo esterno è allo stesso tempo percorsa da forze centrifughe che richiamano un’accezione delle fede islamica in senso più spiccatamente integralista rispetto al passato. Ciò aveva portato nel recente (recentissimo passato) il governo maldiviano ad emanare leggi il cui obiettivo era separare quanto più possibile il turista (di cui però si necessita per questioni economiche) dalla popolazione locale per limitarne gli effetti di contaminazione culturale. Attualmente (fino ad inizio 2020 …) però sembra che la priorità sia portare sull’isola un numero sempre più alto di turisti. Per far questo si punto (come da tradizione) sul turismo lusso, ma anche su nuove tendenze come le crociere (principalmente di alto livello) e anche sull’ospitalità “dal basso” ovvero le guest-house e il modello airbnb. Questi indirizzi sembrano contraddittori ma perseguono il precedente e ricordato obiettivo di portare quanti più turisti possibili in questo arcipelago. Almeno questa era l’intenzione fino a quando l’arcipelago avrebbe continuato ad esistere. L’insorgere però della pandemia e dei relativi blocchi degli spostamenti hanno ovviamente fortemente danneggiato tale propensione e su questo vi rimando alla pagina Maldive e Covid-19.

DA AGGIUNGERE IN RELAZIONE AL TURISMO RESPONSABILE V i presento un’ulteriore elenco di articoli collegati a quanto si diceva nella trattazione del turismo responsabile e dei motivi alla base del suo sorgere: la questione ambientale. Ve li metto qua a fondo pagine per non sovraccaricarvi di riferimenti. Sono articoli in inglese ma generalmente assai brevi. Guardatevene un paio, basta una letta veloce non è che dovete studiarveli. L’unica cosa è che se vi fate riferimento o vi vengono in mente a mo’ di esempio o a supporto di ciò che volete dire, allora cercate solo di far riferimento alla fonte (per lo meno se vengono da giornali che hanno una certa autorevolezza):

Attuali notevoli problemi (metteteli in relazione sia con il Maldives Tourism Act sia con la diffusione dei concetti di turismo responsabile (fate riferimento a quanto trattato), e capirete che il problema per le Maldive sono notevoli. è un articolo tratto dal Fuinancial Times il cui titolo è “L’arcipelago delle Maldive è sommerso dalla marea crescente di rifiuti”:

https://www.ft.com/content/29399966-e80b-11e4-9960-00144feab7de

problemi legati all’inquinamento che è pesantemente attinente al deturpamento non solo dell’ambiente ma alle ricadute economiche. Queste immagini non sono quelle dei depliant e le Maldive ha necessità di conservare la sua “bellezza” paesistica proprio per conservare le entrate economiche provenioenti dal turismo:

https://www.iucn.org/news/asia/201801/garbage-garbage-out-waste-management-maldives

Problemi ambientali legati all’aumento della popolazione e del numero di turisti che vanno ad incidewre su un ecosistema già fragile di per se stesso (è brevissimo …):

https://www.nationsencyclopedia.com/Asia-and-Oceania/Maldives-ENVIRONMENT.html

Altro link:

Qua un articolo con i “consigli” per un turismo responsabile alle maldive (sembrano un pò i consigli del manuale delle giovani marmotte, ma d’altronde le cose difficili si realizzano a partire da quelle semplici):

https://medium.com/@crowntours1985/being-a-responsible-tourist-in-maldives-eb6b47c7bace

Qua invece vi riporto un articolo che tratta delle Maldive sotto il punto di vista dei diritti umani, articolo preso non per nulla da “Human Right Watch”:

https://www.hrw.org/world-report/2020/country-chapters/maldives

problemi alle Maldive (sia per correnti che avvertimenti per le proteste e relativi arresti politici): https://nypost.com/2019/01/23/maldives-issues-travel-warning-after-spike-in-tourist-drownings/

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