HAINAN

INTRODUZIONE/PREMESSA

Di TUBS – Questa immagine vettoriale include elementi che sono stati presi o adattati da questa:, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=16493263

Partiamo dal nome che come sempre ci dà una prima descrizione ed un punto di vista (almeno di chi l’ha denominata). Il nome deriva da hǎi, “mare” e nán, “sud”, e significa “sud del mare”. In Cina con tale nome si designa una provincia di cui l’isola omonima ne costituisce quasi interamente il territorio (con l’aggiunta di circa altre 200 piccole isole). Quindi in senso politico si tratta di una provincia cinese composta da alcune isole, la più estesa delle quali si chiama per l’appunto Hainan (Hainan Dao). Ad ogni modo, quando si parla di Hainan, normalmente ci si riferisce all’omonima isola. Quest’isola si trova nel golfo del Tonchino, al largo delle coste vietnamite, è di circa un terzo più estesa della Sicilia ed è di origine vulcanica. Presenta spiagge basse contraddistinte da una sabbia finissima di color bianco, e, all’interno, una lussureggiante vegetazione di tipo subtropicale. Non poteva essere altrimenti vista la posizione, e ciò avrà importanti risvolti sull’attuale impronta turistica dell’isola.

Prima di costituirsi come provincia autonoma, Hainan ha fatto parte del Guangdong dal 1950 al 1988, dopodiché è tornata a essere un’entità di primo livello grazie al suo status di Zona Economica Speciale (le ricordate?…. in ogni caso ripassarle non è male…soprattutto nel vostro caso …. non aggiungo altro perché ovviamente starete già cliccando sul relativo link per ripassarle …). La decisione avvenne chiaramente sotto Deng Xiaoping come parte del programma di riforma economica cinese allora in corso (dico “chiaramente” perché fu proprio lui ad avviare tali programmi di riforme economiche). Tra l’altro Il 1° giugno 2020, il governo cinese ha annunciato un piano su larga scala per trasformare l’intera provincia insulare in un porto di libero scambio, con l’obiettivo di farne la più grande zona economica speciale della Cina (il riferimento per tale prospettiva, sempre al netto della “turbolenta” situazione politica internazionale soprattutto in quest’area, è il seguente: “China’s Hainan free trade port: Introducing an innovative tax regime to attract investment”. International Tax Review. 7 Settembre 2020. Consultato 1 Gennaio 2021. Si tratta soltanto di un paio di anni fa ma da allora di cose ne sono cambiate tante.)

Le popolazioni storicamente indigene, gli Hlai che sono un gruppo etnico di lingua Kra-Dai, comprendono il 15% della popolazione dell’isola e sono riconosciute dal governo cinese come uno dei 56 gruppi etnici del Paese. La popolazione Han, che costituisce la maggioranza della popolazione (82%), parla un’ampia varietà di lingue, tra cui il cinese standard, l’Hainam Min, il cinese Yue, il cantonese, il cinese Hakka, ecc.

La capitale della provincia è Haikou, sulla costa settentrionale dell’isola di Hainan, mentre Sanya è forse (almeno per quanto ne so io) la più nota destinazione turistica e si trova sulla costa meridionale.

L’economia dell’isola di Hainan negli anni ’80 poggiava principalmente sul settore agricolo e sulla pesca. L’isola era stata scelta per instaurarvi una zona economica speciale, in particolar modo per la felice posizione logistica. Ben presto ci si rese però conto che avrebbe potuto assurgere ad importante meta turistica internazionale soprattutto per attirare turisti occidentali. Essendo zona aperta ad investimenti esteri, furono in molti che dall’esterno decisero di investire sul turismo. A ruota poi, anche il governo centrale cinese investì molto per rendere Hainan appetibile sotto il profilo turistico apportando un completo restyling delle spiagge e creando alberghi appositamente pensati per i viaggi di nozze visto e considerato che erano fin dall’inizio uno dei target dei primi investimenti turistici. Infatti, inizialmente erano molti gli occidentali che optavano per Hainan per la loro luna di miele: spiagge tropicali ma a prezzi più accessibili di quelle comunemente già note. Successivamente il governo cinese spinse il proprio mercato turistico interno verso Hainan e, sull’onda lunga di ciò che già era in atto, spinse in particolar modo per la luna di miele di coppie cinesi. Così, dalla metà degli anni Novanta c’è stato un forte boom del turismo, con l’arrivo di oltre 10 milioni di turisti annui, e nell’isola (causa e conseguenza) sono approdati grandi colossi alberghieri come Ritz CarltonFour SeasonsStarwoodMandarin Oriental, che garantiscono soggiorni e pernottamenti tutto l’anno. Ovviamente una destinazione turistica deve essere accessibile (almeno in generale, poi ci sono i vari turismi di nicchia che sono appetibili proprio perché inacewssibili, in un modo o in un altro; ma sono per numeri limitati). Da questo punto di vista, per ben considerare il recente boom turistico va notato che l’isola è servita dall’aeroporto internazionale di Haikou Meilan, costruito ed inaugurato nel 1999, dove ha sede la compagnia aerea dell’isola, la Hainan Airlines

per quanto riguarda la promozione turistica, questa è stata perseguita attraverso vari canali. Hainan è famosa soprattutto per essere diventata in pochi anni la nuova destinazione del golf internazionale, con moltissimi campi da golf attrezzati; inoltre l’offerta turistica si è diversificata ed è possibile svolgere altre attività come snorkeling, immersioni, surf, kite boarding, tai chi chuan, yoga, composizione di fiori freschi, danza e lavorazione al telaio secondo la cultura del popolo Li, oppure giardinaggio tropicale. Per attrarre sempre più turisti internazionali si è anche trasformato alcuni villaggi interni all’isola in vere e proprie attrazioni turistiche. Questi “nuovi villaggi delle minoranze etniche” hanno ben poche basi storiche (a volte e con le dovute distanze e premesse, però ricordano l’Empire Dwarf…), e la loro natura è quella di essere attrazioni per turisti. Inoltre, sempre in funzione dello sviluppo del turismo, per avere una maggiore vetrina internazionale, ad Hainan si sono organizzati eventi a forte risonanza mediatica in particolar modo per una regione turistica a vocazione balneare. Gli eventi in questione sono l’elezione di Miss Mondo (2003, 2004, 2005, 2007, 2010, 2015), Mister Mondo (2007) e Elite Model Look (2008), tutti eventi tenutisi presso la rinomata località balneare Sanya.

Liqin XuSegui
Miss World In Sanya

Sanya, Hainan, China
by xuliqin

Per esempio l’edizione di Miss World in Sanya nel 2018, immagine tratta da: https://www.chinadailyhk.com/articles/6/130/124/1544349280123.html

Miss World ad Hainan è piaciuta molto di più di Mister World visto che l’hanno organizzata piuttosto spesso: Miss World contest nel 2003, 2004, 2005, 2007, 2010, 2015, 2017 e 2018; mentre Mister World contest nel solo 2007. Ad ogni modo forse la parte femminile è stata accontentata con un altro evento del genere: World’s Strongest Man contest organizzata a Sanya nel 2006 e nel 2013. Ovviamente, a parte scemenze, tali iniziative erano per accendere “i riflettori” verso una località di turismo balneare sfruttata inizialmente sul modello degli usi e consumi del mondo occidentale. Sotto il comunismo non ho mai sentito parlare di Miss Comunist China o qualcosa del genere.

foto da: llee_wu
Hainan Sanya Bay- Five Dry Fishes
Photo by Pixabay: https://www.pexels.com/photo/white-cruise-ship-on-seashore-70370/

Vi volevo mettere delle foto sulle “affollate” spiagge di Hainan, attualmente quasi interamente invase da turismo domestico (in pochi anni…), ma sono tutte immagini per cui si paga la licenza … Quindi guardatevele da soli, basta che digitiate in un motore di ricerca la dicitura: “Hainan beaches”.

Photo Courtesy of: McMaster Institute for Sustainable Development in Commerce, and the Peace Plus One – World Sustainability Project www.SustainabilitySymbol.com
Liqin XuSegui
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Sanya, Hainan, China
by xuliqin

ESEMPIO DI RICADUTA CULTURALE DEL TURISMO IN UN DATO TERRITORIO

Ricapitolando: inizialmente i turisti che andavano ad affollarsi sulle spiagge di Hainan venivano dall’occidente, e siccome era meta lontana il target era costituito da coloro che avevano disponibilità. Un viaggio per facoltosi o per coloro che dovevano festeggiare un evento speciale, quello di una volta nella vita come presumibilmente doveva essere una luna di miele (i tassi di divorzi all’epoca erano molto più bassi …). E su quelle spiagge i turisti occidentali facevano le loro foto ricordo con i classici vestiti da matrimonio da novelli sposini. La contaminazione culturale è sempre insita nei contatti, in ambito della globalizzazione degli anni ’90 ciò andava di pari passo da quello che era proposto come cultura predominante del tempo attraverso i mass media e gli altri canali.

Ora, si consideri che per tradizione gli abiti nuziali in Cina erano e sono di colore rosso. Colore che in quelle terre è simbolo di auspicio, di buona fortuna e di ricchezza. Il rosso ha sempre avuto un particolare valore, non solo in Cina. Si pensi che anche in Italia, in particolar modo al sud, il rosso era colore da utilizzare contro il “malocchio”, essendogli collegato un certo valore apotropaico. Con la stessa connotazione lo si ritrova anche nell’est Europa, per esempio in Romania. Ma tornando alla Cina, la parola “rosso”, in Cinese (hóng), è un aggettivo che può vantare anche altri significati quali: “popolare” e “di successo”, ed infatti viene utilizzata per costruire altre parole composte che hanno tutte connotazioni positive, quali hóng rén (letteralmente “persona rossa”) che significa “stella in ascesa” o “persona in ascesa” oppure hóng che significa “persona popolare” oppure “persona di successo”.

Di conseguenza nell’ambitoi di un evento che ti avrebbe dovuto legare per una vita, l’abito nuziale era tradizionalmente rosso. Ciononostante, negli ultimi anni in Cina, le spose hanno optato per la scelta dell’abito bianco, seguendo la moda tipicamente occidentale. Oppure hanno adottato il modello di abito occidentale, però di colore rosso, o a volte dorato. Hainan ha avuto un ruolo importante nel “trasferire” certi usi e costumi, parallelamente alle insite e contestuali “pulsioni” di matrice “globale”. Vedremo in futuro come procederà il fenomeno della cosiddetta “globalizzazione”, o se procederà anche alla luce degli ultimi avvenimenti geopolitici in un mondo che sembra oscillare (e non è una novità) tra l’essere sempre più integrato e quindi “globale” e il seguire certe pulsioni multipolari-locali con il sorgere o il circoscrivere aree più “impermeabili” alle tendenze globali.

Ad ogni modo ritornando alla questione dei colori, l’abito da spossa rosso di uso in cina si contrapponeva a quello di colore bianco tipico del mondo occidentale. La differenza nel considerare il colore bianco era notevole tra le due aree geografiche. Contrariamente all’Occidente, dove il bianco ha le caratteristiche della luce, purezza, pulito, in Cina questo non è un colore amato; anzi, i Cinesi hanno un’avversione per il colore bianco ed il motivo è semplice: il bianco in Cina è il colore del lutto, e viene usato nei funerali. Esso rappresenta la morte, il decadimento ed il declino. Il fatto quindi di averlo poi adottato per una festa la dice lunga sulle dinamiche che si innestate da fenomeni globali e dall’interazione che il turismo porta con sé.

Il colore bianco, che ad esser precisi colore non è visto che è la sovrapposizione delle varie “onde” che il nostro occhio interpreta come colori (ovvero la sovrapposizione dei vari colori dello spettro elettromagnetico), in Cina era ed è ancora usato in proverbi ed in certi modi di dire per indicare quando si fanno le cose a caso, senza uno scopo preciso e senza ottenere quello che si desidera. Per esempio si usa dire in Cina: “bái lái le” che significa “arrivare a non concludere nulla” oppure anche “bái děng le” e qui il significato letterale si avvicina ad: “aver aspettato bianco” e si usa per indicare qualcosa che si aspetta con ansia, ma che alla fine non arriva mai. Ma forse fa ancor più impressione il fatto che inCina il colore bianco è anche associato al lutto, un “avvenimento bianco” significa infatti un funerale. Insomma un bel cambio di paradigma culturale per il “colore” bianco nella Cina attuale, e questo “spostamento” è stato assai recente.

Attualmente la società Cinese, sempre più influenzata dalla cultura Occidentale, sta iniziando a percepire il bianco anche come colore matrimoniale. Capita spesso infatti che le spose moderne, desiderose di combinare tradizioni Orientali ed Occidentali, indossino un abito bianco per la cerimonia nuziale, per poi cambiarsi indossando un abito tradizionale Cinese di colore rosso durante il banchetto.

immagine presa da: http://www.chinadaily.com.cn/photo/2010-12/12/content_11689112.htm Couples pose on a yacht during the 2010 Hainan International Boat Show in Haikou, capital of South China’s Hainan province, Dec 12, 2010. Nine newly-married couples took part in a group wedding here on Sunday. [Photo/Xinhua]

E’ interessante in proposito questa pagina web presa proprio da un sito istituzionale e risalente a maggio 2019: http://www.ehainan.gov.cn/2019-05/10/c_372626.htm Di cui vi riporto dei brevi estratti:

In recent years, wedding tourism has become increasingly popular, which has greatly stimulated the vitality of the island’s tourism market. Before 2013, Boundary Island only received dozens of newlyweds every year. However, the scenic spot welcomed more than 10,000 pairs of newly-married couples in 2018 and has treated over 15,000 people who came for a wedding photo-shooting tour in the first four months of 2019. (…)

Boundary Island isn’t the only place benefiting from this trend. The entirety of Hainan province is also striving to develop its wedding tourism branding. Hainan’s gross output value of the industry reached 11 billion yuan ($1.62 billion) last year.

Early in 2011, Hainan announced its intentions of becoming a honeymoon island. With events such as a wedding fair, a launch for new wedding tourism products, and wedding industry conferences held in Sanya, Hainan’s wedding tourism services has become  more well-known among young people, attracting an increasing number of newlyweds.

http://www.ehainan.gov.cn/2019-05/10/c_372626.htm

DINAMICHE ATTUALI IN FUNZIONE ANCHE DEGLI INDIRIZZI DELLA POLITICA CINESE

Tra l’altro Hainan è indicativa anvche delle politiche Covid e non solo , pdella Cina. Vista anche l’importanza del mercatpo cineseper tutte le grandi marche della moda, lusso e cosmetici, vediamo un attimo anche gli effetti su Hainan e il turismo.

Hainan come si è detto è la più celebre destinazione per il turismo domestico in cerca di sole e spiaggia (diciamo sulla falsa riga di quello occidentale, quindi un tipo di turismo che si è allineato a quello che era già in voga precedentemente negli USA e in EWuropa). E qua cito Rampini da “Il lungo inverno” (lui ne parla in funzione di analisi geopolitiche attuali, ma le considerazioni e i dati ci illuminano molto anche sulle vicende e soprattutto sulle dinamiche turistiche, ovviamnete):

Hainan è per i cinesi quel che i Caraibi è per gli americanidella East Coast e le Hawaii per quelli della West Coast. Paradiso tropicale, deturpato dalla speculazione edilizia e congestionato dal turismo di massa. l’esperimento Hainan è quello che Xi ha deciso di fare proprio durante la pandemia. Approfittando della semichiusura delle frontiere, che dal Marzo 2020ha precluso i viaggi all’estero per la stragrande maggioranza dei cinesi, l’isola si è conquistata un semi-monopolio delle vendite duty-free per i consumatori della nazione più popolosa del pianeta. Così ha accentiuato il problema della “scomparsa dei cinesi” che dal 2020 affligge il Quadrlatero della moda milanese, rue du Faubourg Saint-Honoré a Parigi, la Fifth Avenue di Manhattan, e i duty-free di tutti gli aeroiporti mondiali. le grandi marche del lusso e della moda occidentali sono alle prese con una scarsità di clienti cinesi, perché la Repubblica popolare se li tiene stretti. In parte conytinuano a comprare prodotti del made in Italy o del made in France, purché siano venduti duty-free nei centri commerciali di Hainan.

Lo status esentasse dell’isola di Hainan non è una novità recente. L’esperimento ebbe inizio nel 2011, l’anno in cui l’isola fu omaggiata con questo privilegio fiscale dal governo di Pechino. All’inizio, però, il duty-free aveva dei limiti, un tetto di spesa di 8000 renminbi

(al cambio di oggi, 1200 euro), e le categorie di prodotti erano ristrette. Con la pandemia è arrivata la svolta: la spesa per singolo consumatore è stata elevata fino a 100 000 renminbi (15000 euro) e l’elenco dei prodotti esentasse si è allargato molto, fino a comprendere i settori dell’elettronica e dei cosmetici. Il boom di Hainan si è verificato alla congiunzione di questi due fattori: una massa di turisti cinesi impossibilitati a viaggiare all’estero, e un vantaggio fiscale attraente. I numeri sono impressionanti. Prima della pandemia, e cioè fino al 2019, i viaggiatori costituivano il 30-40 per cento di tutto il mercato dei consumi di lusso. Di questi viaggiatori attratti da prodotti di lusso, quasi il 70 per cento erano cinesi. Tale clientela si è volatilizzata per effetto della pandemia, bloccata dentro le frontiere della Repubblica Popolare. Xi Jinping ha offerto una consolazione: lo shopping duty-free a Hainan. E il fatturato del duty-free market dell’isola è cresciuto dell’83 per cento dal 2020 al 2021. Da sottolineare che il duty-free market di Hainan è controllato da gigfanti del settore interamente cinesi. Anche se distribuiscono tutte le grandi marche del lusso occidentale, sono loro ad averne il controllo. Questo combacia con una strategia di lungo periodo di Xi Jinping che vuole sviluppare i consumi interni, dopo decenni in cui la crescita cinese era trainata dalla produzione industriale per l’esportazione e del settore edilizio. E’ chiara l’impornta autarchica del potere centrale, che sposta consumi da via Monte Napoleone a Hainan (…)
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