Giappone Turismo

Partiamo dai dati pre-covid:

Una premessa è doverosa: è difficile differenziare e definire quantitativamente coloro che vengono per lavoro o per il cosiddetto turismo congressuale, e quanti vengono in qualità di turisti “propriamente detti” che passano le loro vacanze in Giappone. Il Giappone è infatti il secondo Paese asiatico per turismo congressuale e il 5^ al mondo (almeno così era prima dell’entrata in scena del covid-19).

Ad ogni modo I turisti stranieri erano 4,8 milioni su 6,8 milioni di visitatori nel 2009 ( 2009 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), Japan National Tour Organization, 2009) . Il Giappone ha attratto 4,1 milioni di turisti nel 2011 su 6,2 milioni di visitatori stranieri[9], contro i 6,4 milioni su 8,6 milioni di visitatori nel 2010 (  2010 Foreign Visitors & Japanese Departures (PDF), Japan National Tour Organization, 2010 ). Ovvio che la catastrofe (letterale) che si è abbattuta sulla prefettura del Sendai ha avuto ovviamente le sue ripercussioni sotto il profilo turistico. L’anno seguente vi è stata una ripresa, con 8 367 872 turisti che hanno visitato il Giappone nel 2012. Nel 2013, per la prima volta, il Paese nipponico ha attratto più di 10 milioni di visitatori stranieri, e da dove venivano questi turisti? Di seguito viene mostrata una tabella che tiene conto del numero e della provenienza dei turisti stranieri in Giappone nel 2013:

classifica Paese numero (persone) % aumento e diminuzione
dell’afflusso rispetto
all’anno precedente
1  Corea del Sud 2 456 106 +20,2%
2  Taiwan 2 210 821 +50,8%
3  Cina 1 314 437 -7,8%
4  Stati Uniti 799 280 +11,5%
5  Hong Kong 745 881 +54,8%
6  Thailandia 453 042 +74%
7  Australia 244 569 +18,5%
8  Regno Unito 191 798 +10,2%
9  Singapore 189 280 +33,1%
10  Malaysia 176 521 +35,6%
Totale 10 363 904 +24%

Al di là delle considerazioni specifiche quello che si rileva è una composizione attesa anche in base alle destinazioni turistiche dei giapponesi (nettamente speculari – vedere la tabella sottostante). Quello che è rilevante è anche la crescita percentuale dei singoli mercati turistici confrontati con quelli dell’anno precedente. Da questa “prima volta” (la prima volta in cui il paese ha sfondato la “barriera” dei 10 milioni di turisti) il Giappone non si è più fermato. Anzi. La crescita è stata costante.

Il turismo in Giappone ha attratto nel 2016 più di 24 milioni di visitatori stranieri (dato preso da: Japan saw record foreign visitors, tourist spending in 2016, in The Japan Times, 17 gennaio 2017 ).

Il Travel and Tourism Competitiveness Report del 2017 classifica il Giappone al 4º posto su 141 paesi, il migliore risultato in Asia. Il paese nipponico è particolarmente apprezzato per i suoi livelli di igiene e sanità, sicurezza, per le risorse culturali e paesaggistiche del territorio e per essere meta ideale per i viaggi di lavoro (  The Travel & Tourism Competitiveness Report 2017 (PDF), World Economic Forum, aprile 2017 )

Il trend è di continua crescita (sulla falsa riga di quello mondiale e con punte percentuali di crescita anche maggiori). Questo, come detto, fino all’ingresso del periodo Covid.

Visto che gli ultimi dati disponibili sono quelli del 2017, guardiamoli “un attimo” più da vicino attraverso la documentazione fornitaci dall’Osservatorio Economico (organo istituzionali italiano di analisi dei mercati esteri): https://www.infomercatiesteri.it/scheda_turismo.php?id_paesi=126

Da ciò si deducono vari importanti elementi tra cui che:

Anno Totale viaggiatori All\’estero Nel proprio paese
2017 438.077.000 17.889.000 420.188.000

SBALORDITIVO IL NUMERO DI GIAPPONESI CHE SCELGONO DI ANDARE IN VACANZA ALL’ESTERO: 17,889 MILIONI SU 126 MILIONI DI ABITANTI (IL RECORD NEL 2000: 18 MILIONI IN OUTGOING, ORMAI BEN 21 ANNI FA E NON SI È ANCORA TORNATI SU QUEI LIVELLI) . E QUESTO DATO E’ ANCOR PIU’ SIGNIFICATIVO SE SI CONSIDERA CHE INOLTRE IL TURISMO INTERNO E’ MOLTO FORTE E RIVESTE UN RUOLO VITALE NELLA SOCIETA’ E NELL’ECONOMIA DEL GIAPPONE . Ma quali sono i Paesi più visitati dai Giapponesi?

Graduatoria dei 5 paesi più visitati del 2017
# Paese Totale viaggiatori Var % su anno precedente Quota parte su totale outgoing %
1 CINA 2.680.000 3.5 15
2 COREA DEL SUD 2.311.000 0.5 13
3 TAIWAN 1.899.000 0.1 11
4 USA 1.569.000 5.4 9
5 THAILANDIA 1.544.000 7.2 9

Ciò quindi segnala un dominio indiscusso delle località del sud-est asiatico in linea con quello che generalmente ci si attende. Tenete in considerazione chelo stato più visitato degli USA sono (in linea con quanto esponevo) proprio le Hawaii. L’Italia ad ogni modo non è marginale per il loro mercato turistico, tutt’altro. Ed anzi ha visto crescere la sua quota percentuale anche in considerazione dell’indebolimento di alcuni mercati come quello farncese (considerate che neglòi anni immediatamente precedenti al covid un altro scossone dato al turismo – per motivi ovvi – è stato dato dal terrorismo internazionale)

Posizione dell’Italia Totale viaggiatori Quota parte su totale outgoing
nd 933026 5.21
I 5 prodotti turistici italiani più apprezzati del 2017
# Prodotto Quota
1 Grandi città d’arte 80
2 Italia minore 10
3 Enogastronomia 5
4 Natura e parchi 3
5 Laghi 2
Anno Arrivi/viaggiatori totali in Italia Variazione % rispetto all’anno precedente Presenze/pernottamenti totali in Italia Permanenza media
2017 933.026 1.19 1.945.430 2,08
2016 922.089 nd 1.908.980 2,07
Anno Spesa totale in Italia Spesa pro capite giornaliera in Italia
2017 1.025.000.000 526,87
Categoria Turisti Quota % Segmento socio economico Livello culturale Propensione al viaggio
Giovani/studenti 5 medio-basso medio medio-alto
Singles 20 medio medio-alto alto
Coppie senza figli 25 medio-alto medio-alto alto
Coppie con figli 10 medio medio medio
Seniors (coppie over 60) 33 alto medio-alto alto
Gruppi 5 medio-alto medio medio
Uomini d’affari/professionisti (MICE) 2 medio-alto medio-alto medio
Canali di prenotazione verso l\’Italia Quota %
Agenzie di viaggio – TO 17.2
Internet (OTA, prenotazioni online) 62.9
Contatti diretti con fornitori (hotel,compagnie aeree, ecc) 19.9
Motivazioni principali per una vacanza in Italia
I giapponesi apprezzano l’arte e la cultura in Italia, soprattutto i siti riconosciuti patrimonio mondiale dall’UNESCO. I turisti giapponesi amano la cucina italiana e, in particolare, i piatti tipici locali che preferiscono provare anche durante vacanze che permettano un contatto diretto con la natura e il patrimonio paesaggistico italiano.

UTILIZZO INTERNET: dato interessante anche in realazione agli OTA ovvero Online Travel Agencies (o OLTA Online Travel Agencies)

Anno Numero internet users Tasso di penetrazione su totale popolazione Social media users Tasso di penetrazione su totale popolazione
2017 118500000 93 71000000 56
2016 118500000 93 64000000 51
Prime 5 piattaforme social più attive
# Social Tasso di prenotazione sul totale internet users
1 Youtube 70
2 Line 54
3 Twitter 45
4 Facebook 34
5 Insta 24
Fonte
JAPAN TOURISM AGENCY, MINISTRY OF JUSTICE, JNTO, JATA, JTB TOURISM RESEACH & CONSULTING CO., JTB REPORT 2017, ISTAT, BANCA D’ITALIA, WE ARE SOCIAL

Per un’analisi approfondita del mercato turistico Giapponese vedere il seguente documento:

Comunque con l’ingresso “a piedi pari” del covid, ovvio che ogni iniziativa e politica a sostegno del turismo ha avuto una “leggera” battuta d’arresto. Considerate che sviluppare il turismo era come vedremo, una delle priorità del/dei governo/i giapponese. Per la situazione in continua evoluzione ovviamente, come di consueto, il sito di riferimento è quello della Farnesina: http://www.viaggiaresicuri.it/country/JPN

Ad ogni modo al di là dei numeri, guardiamo al turismo in Giappone con un altro tipo di grandangolo. Partendo da una rapida visione storica. Su sto punto forse vi ho un po’ rotto in questi anni, ma visto che l’ho fatto finora perché non farlo anche alla fine … Il punto di vista storico non deve prevalere sull’analisi del presente, ma nemmeno esserne messo troppo all’ombra (ciò che conta è il presente, ma il presente seppur modifica la percezione di quel che è stato, allo stesso tempo è “materialmente” collegato proprio a quel che è stato. Senza farne una questione inutilmente filosofica (per questo specifico contesto eh!) partiamo da questo e addentriamoci nei “meccanismi” turistici giapponesi.

Storia del Turismo Giapponese

In Occidente il turismo “moderno” si fa risalire al XVIII, in Giappone questa pratica è assai più antica

Già nel X secolo era comune tra la nobiltà intraprendere viaggi alla volta dei siti naturalistici e religiosi più pittoreschi dell’arcipelago, debitamente classificati in quelle che sono considerate le antesignane delle guide turistiche

Nel XVI secolo gli SHOGUN (i signori feudali) avevano istituito per legge che i rappresentanti delle classi più abbienti dovessero trascorrere almeno tre mesi all’anno in viaggio per conoscere il loro Paese (ciò ha favorito lo sviluppo di una capillare rete stradale che meravigliava ancora nel seicento i visitatori occidentali). Già a quel tempo il turismo interno veniva incoraggiato, e anche le classi popolari avevano l’abitudine di concedersi soggiorni presso gli ONSEN, le stazioni termali.

Al contarrio, la presenza di stranieri , in gran parte missionari, era vista con sospetto. Tanto che nel 1639, i Tokugawa bandirono il cristianesimo, considerandolo una minaccia al loro potere.

Venne innaugurata così la politica del SAKOKU (editto 1641) o reclusione nazionale: IL GIAPPONE CHIUSE I SUOI CONFINI.

Non soltanto agli stranieri era vietato viaggiare nel Paese (potevano soggiornare e fare affari esclusivamente su un’isola artificiale costruita sul porto della città di Nagasaki), ma anche i giapponesi non potevano recarsi all’estero. (addirittura, a coloro i quali si trovavano all’estero al momento della promulgazione del sakoku venne vietato il ritorno in patria, per timore che essi “contaminassero” la purezza della cultura nipponica

Il SAKOKU sigillò quindi il Paese da ogni contatto con il mondo esterno. E lo fece in un momento focale della storia, nel pieno dell’esplosione di innovazioni tecnologiche che dall’europa occidentale si diffusero nel resto del mondo … Due secoli che videro il sorgere impetuoso di un nuovo mondo forgiato da nuovi sistemi economici e produttivi incentrati su nuove tecnologie di cui erano causa e conseguenza; ma a tutto ciò il Giappone rimase comp’letamente impermeabile proprio come conseguenza deliberata della politica del SAKOKU (come vi dico sempre in classe provate a pensare come saremmo noi oggi in Italia se 2 secoli fa l’Italia stessa avesse deciso di rimanere completamente ed ermeticamente chiusa in un compartimento stagno che la isolasse del mondo… provate a pensare come uno che viveva nel 1818 si sarebbe sentito alla vista improvvisa del mondo del 2018 …

Sakoku (鎖国 “paese incatenato” o “blindato”) è il nome con cui si indica in Giappone la politica di autarchia praticata durante il periodo Edo dallo shogunato Tokugawa, iniziata con un editto dello shōgun Tokugawa Iemitsu nel 1641 e terminata per opera del commodoro statunitense Matthew Perry e delle sue Navi Nere nel 1853.

Navi nere (黒船 kuro fune) è il nome dato dai giapponesi tra il XV e il XIX secolo alle navi occidentali (“nere” sia per il colore con cui erano dipinte sia per il colore del fumo prodotto dai motori a carbone); per antonomasia, però, indicano le quattro navi da guerra statunitensi (MississippiPlymouthSaratoga e Susquehanna) che l’8 luglio 1853, al comando del commodoro Matthew Perry, si ancorarono nel porto di Uraga (in epoca moderna parte della città di Yokosuka, nella prefettura di Kanagawa), all’imboccatura della baia di Tokyo. Le quattro navi costituivano da sole una minaccia imponente al Paese, e si dice che lo shōgun Tokugawa Ieyoshi non abbia retto al colpo, morendone il seguente 27 luglio.

Di Sconosciuto – English Wikipedia, uploaded on 11 June 2005 by en:User:PHG, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7663999; databile Japanese 1854 print relating Perry’s visit.

Il termine sakoku fu coniato nel 1801 da Shitsuki Tadao nella sua opera Sakoku-ron; la parola fu inizialmente usata da Tadao per tradurre alcune opere del viaggiatore del XVI secolo Engelbert Kaempfer sul Giappone. Prima di allora il termine più usato per indicare la politica era kaikin (“restrizione marittima”).

Questa totale chiusura era avvenuta proprio in seguito alla preoccupazione della contaminazione culturale esterna e sull’impatto che una società così fortemente gerarchizzata come quella giapponese avrebbe potuto subire. Indubbiamente la preoccupazione princiupale era la questione religiosa. Il cristianesimo si stava diffondendo a macchia d’occhio cosa che era non ben vista (eufemismo) dalla classe dirigente nipponica. la conseguenza è espressa dalla stampa giapponese sotto proposta. non so se vi è mai capitato di vedere “Silence” film di Scorse del che rende bene l’idea di quel momento storico proprio in relazione alla questione religiosa.

La chiusura era sì mermetica ma si era cvoncesso un minimo salvaguardia ai collegamenti stranieri che potevano commerciare limitatamente al porto di nagasaki (portoghesi e olandesi. nella litografia sottostanti vennero riprodotti sopratttto navi olandesi)

By PHGCOM – https://www.britishmuseum.org/collection/object/A_1881-1210-0-2761, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2305884

FINE DEL SAKOKU

Il SAKOKU ebbe fine (in maniera ufficiale) nel 1867 con la restaurazione della dinastia MEIJI.

Già tre anni più tardi, le principali compagnie di navigazione mondiali istituivano una loro rappresentanza nel porto di Yokohama e nell’arcipelago  cominciarono ad affluire diplomatici, marinai, commercianti, avventurieri. E TURISTI. La restaurazione Meiji aveva l’obiettivo di riammodernare il paese soprattutto in ottica militare per avere un maggior ruolo nella scacchiera geopolitica internazionale. Di conseguenza l’ammodrnamento dell’esercito fu una priorità, ma un esercito moderno era necessariamente la conseguenza di una nuova società votata ad un forte processo di industrializzazione che ovviamente era anche alla base della industria militare. I risultati si videro in tempi brevissimi se si pensa all’eclatante (ed inaspettato) successo che già nel 1905 il Giappone (un paese considerato bloccato ad un contesto feudale) contro una potenza militare europea come la Russia (potenza militare ma non certo considerato Paese moderno)

By Unknown author – https://www.pinterest.co.uk/pin/372109987943404116/, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1321581 The French military advisers and their Japanese allies in Hokkaido, during the Japanese Boshin war, 1869. Back row: Cazeneuve, Marlin, Fukushima Tokinosuke, Fortant. Front row: Hosoya Yasutaro, Jules Brunet, Matsudaira Taro (vice-president of the Ezo Republic), Tajima Kintaro.

Promulgazione della Costituzione Meiji, xilografia in stile ukiyo-e di Yōshū Chikanobu, 1889

By Anonymous Japanese – “Samourai et Kamikaze” Constantin Parvulesco p.55, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11299478 A teenage Emperor Meiji with foreign representatives at the end of the Boshin War , 1868-1870

Differenza tra il PRIMA e il DOPO

da Tokugawa Yoshinobu, l’ultimo shōgun prima della Restaurazione Meiji, 1867.

Tokugawa Yoshinobu and Akitake”, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6630528 Created: 1 January 1867

Le foto successive divennero queste per lo stesso personaggio (messo comunque in disparte del riappropriari del potere dell’imperatore)

By published by The Eastern Culture Association – The Japanese book (Memories for 80 years, Bakumatsu, Meiji, Taisho), Tokugawa Yoshinobu, Public Domain, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=328044 (fotografia presa tra il 1933 ed il 1934)

E qua con suo figlio

By Stan S. Katz – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=98827748 (fotografia del Circa 1888, Tokugawa Yoshinobu with his son Tokugawa Iesato )

Yoshinobu Tokugawa with his son Iesato Tokugawa, circa 1888. Even after abdicating his position as ruling shogun, Yoshinobu Tokugawa utilized his political contacts to promote his son Tokugawa Iesato’s career so that Iesato would attain the highest level of influence in the Japanese Imperial court and would serve as a bridge between old world and modern Japan, domestically and internationally. This photo was acquired while researching for the biography on Prince Tokugawa Iesato. Based on its age it is in the public domain. The close relationship between Yoshinobu and his son is highlighted in the illustrated biography on Prince Tokugawa Iesato titled: The Art of Peace by Stan S. Katz.

https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Circa_1888,_Tokugawa_Yoshinobu_with_his_son_Tokugawa_Iesato.png

La nuova linea fu ripristinata dall’imperatore del Giappone: Matsuhito, in carica 3 febbraio 1867 – 30 luglio 1912 (45 anni)Incoronazione3 febbraio 1867

E così in linea con questa nuova tendenza di “ammodernare” il Paese del sol levante, il turismo entra con una funzione molto pragmatica.

L’idea di attrarre turisti stranieriin Giappone con lo scopo di promuovere gli interessi nazionali venne proposta nel 1890 da un gruppo di politici e magnati della finanza, tra i quali SHIBUSAWA EIICHI, considerato il padre del capitalismo nipponico. (in questo progetto convivevano sia il desiderio di stringere relazioni diplomatiche e commerciali con il resto del mondo, sia la volontà di mostrare ai visitatori occidentali che il Giappone era civilizzato e industrializzato almeno quanto le grandi potenze dell’Occidente, facendo, tra l’altro, affluire moneta straniera utile per il benessere della nazione.

1893: a TOKYO venne fondata la KIHINKAI, la Società del Benvenuto, un organismo che si proponeva di coordinare tutti gli attori legati al turismo. Venne incoraggiata l’imprenditoria privata nel settore dell’ospitalità, si procedette all’adeguamento delle strutture agli standard occidentali, si promossero corsi di formazione per guide e interpreti, vennero pubblicate guide e mappe turistiche in inglese e vennero messi a punto tour verso i siti storici più celebri.

1912:  il KIHINKAI fu di fatto l’embrione del JAPAN TOURIST BUREAU (JTB): organismo fondato nel 1912 per gestire sia il turismo interno che quello straniero, E’ OGGI IL RPINCIPALE OPERATORE DEL SETTORE IN GIAPPONE, nonché uno dei più importanti al mondo per quel che riguarda il turismo in uscita dal Paese (outbound).



Japan Travel Bureau postcard advertising Nara, Japan, c. 1920

(JTB), is the largest travel agency in Japan and one of the largest travel agencies in the world. It specializes in tourism

Visto che riveste una così grande importanza nella storia del turismo in Giappone e non solo, oltre al fatto che è tuttora in auge, spedndiamoci due parole. Anzi prendiamole in prestito da wikipedia.

JTB Corporation (株式会社ジェイティービー, Kabushiki Gaisha Jeitībī) (aka JTB), is the largest travel agency in Japan and one of the largest travel agencies in the world. It specializes in tourism. There are branches all over the world to help Japanese and non-Japanese guests in both private leisure and corporate / business fields. It was formerly owned by the Japanese government. It is headquartered in the JTB Building in Shinagawa, Tokyo.

The company was established as “Japan Tourist Bureau (ジャパンツーリストビューロー, Japan Tsūrisuto Byūrō)” in 1912, primarily serving foreign visitors to Japan. In 1941 the company was renamed as East Asian Travel Agent (東亜旅行社, Tōa Ryokōsha), and in the following year changed its status from corporation to foundation, while still retaining its travel agency functions. After World War II, the company was renamed as “Japan Travel Bureau (日本交通公社, Nihon Kōtsū Kōsha)”. In 1963, Japan Travel Bureau was divided into two separate entities, with the travel agency arm becoming an independent corporation while the foundation remained a non-profit organization. However, both organizations retained the Japan Travel Bureau banner. On January 1 2001, the corporation was renamed “JTB Corporation”, while the foundation retained the Japan Travel Bureau name. And then in 1997, operations began.

The original JTB company, “JTB Corporation”, has since diversified into other businesses including pharmaceuticals, financial services, consumer goods, publishing, telecommunications and more. The entity that operates its flagship travel business is JTBGMT which supplies tours and other Japan Travel products directly to customers and to travel agents under its “Sunrise Tour” brand. The publishing arm of JTB Corp. produces the popular “Rurubu” magazine which, in 2010, was recognised by the Guinness Book of World Records as most widely-sold travel guide series in the world. The company also publishes the Japan In Your Pocket series of tourist guide mini-books.

https://en.wikipedia.org/wiki/JTB_Corporation


JTB Singapore

Negli anni cinquanta a “supporto” del JTB furono fondate una pletora di agenzie turistiche private che agivano da intermediari per l’offerta di trasporti ferroviari e per la prenotazione dei RYOKAN, le tradizionali locande giapponesi. Erano agenzie che però si rivolgevano principalmente, se non quasi esclusivamente, al mercato interno. Questo non sorprende , in quanto L’INTERESSE PRINCIPALE E’ SEMPRE STATO RIVOLTO AL TURISMO INTERNO. Almeno fino al 1964….

Non per nulla nel mezzo (tra la fondazione del JTB e gli anni cinquanta quando nacquero tutte queste agenzie private) ci sta la II guerra mondiale e la conseguente volontà da parte occidentale (americana su tutti ovviamente) di “occidentalizzare” il paese e di farlo entrare nella sua area di influenza. Non solo per una questione geopolitica (la contrapposizione alla Cina comunista e la vicinanza ai focolai di guerra di quel periodo: Korea prima e Viet Han dopo) ma anche per la stessa durezza della guerra appena conclusa e la conseguente ferma volontà da parte americana di cercare di evitare in tutti i modi di ricadere in una tale contrapposizione. Si ricordi che la bomba atomica non la si è tirata contro la Germania nazista ma contro il Giappone che non demordeva anche a costo del suo totale annientamento (almeno nella mentalità della classe militare votata all’ideale del “samurai”). Riguardo alla guerra in Europa possiamo dire che seppur l’ingresso degli USA fu fondamentale per far capitolare il prima possibile, e già fu lungo, la Germania nazista, diciamo che la Germania già stava avvertendo la “stanchezza” di una guerra combattuta su più fronti. Si consideri che la captale Berlino fu presa dai russi che erano già in fase di avanzamento ben prima dello sbarco in Normandia (che senza ombra di dubbio ha aiutato, o comunque certamente ha ridotto i tempi della guerra, una guerra già devastante senza precedenti nel panorama delle guerre fino a quel punto combattute dall’umanità).

In tutto ciò quindi fu fondamentale, almeno così lo si riteneva, inglobare il prima possibile il Giappone nelle alleanze occidentali. E ciò partiva (come sempre) da un coinvolgimento culturale. Lo sport è da questo punto di vista un veicolo grandioso. Si pensi alla stessa affermazione del baseball in Giappone. Ad ogni modo le Olimpiadi erano un fenomeno “globale” (ciò che è globale aveva indubbiamente inizialmente una base di partenza occidentale …), non è quindi un caso che il Giappone fu il primo paese al mondo ad accogliere le Olimpiadi fuori dall’Europa e dall’America. Le Olimpiadi richiamano turisti dal resto del mondo, e dopo esse ai giapponesi fu concesso/imposto il viaggiare all’estero.

Breve inciso. Una volta sentii l’intervista ad un anziano giapponese, un sopravvissuto alla bomba di Hiroshima (o di Nagasaki) non ricordo. La parte impressionante era che in maniera tranquilla, quando fu chiamato dall’intervistatore ad esprimere un parere di come si poteva uscire da una contrapposizione tra culture diverse lui affermò (le parole le metto io ma il concetto fu chiaro) che la soluzione stesse nel viaggiare e nel vedere con i propri occhi gli altri mondi e le proprio culture, l’unico modo a parere suo di “indursi un’apertura mentale” e di dipendere meno dalle “verità” dette in determinati contesti territoriali. Lascio il breve inciso qua.

E quindi nel 1964 ci furono i GIOCHI OLIMPICI DI TOKYO. Soltanto in quest’anno il governo abrogò le restrizioni ai viaggi all’estero dei Giapponesi, ai quali, prima di allora, era permesso di viaggiare soltanto per missioni diplomatiche, affari, studio o per partecipare a competizioni sportive. Si crearono così le condizioni per l’ “invasione” giapponese dell’Occidente.

E così il Giappone (tra le altre cose) entrò a tutti gli effetti nel mercato turistico globale.

La particolarità è che proprio nel 2020 il Giappone era riuscito ad ottenere l’organizzazione delle Olimpiadi e le aveva fatte diventare il proprio punto di arrivo per entrare a tutti gli effetti nella geografia turistica internazionale come destinazione turistica. Purtroppo la pandemia ha bloccato tutto proprio mentre il Giappone sembrava procedere spedito verso i suoi obiettivi turistici programmati proprio per il 2020. Sarebbe stato interessante confrontare i dati reali con quelli precedentemente preventivati e attesi.

VIAGGIARE: una specie di ossessione nazionale

LE VACANZE  in Giappone hanno come scopo principale quello di conoscere luoghi nuovi ma, soprattutto, di favorire le relazioni interpersonali in una società improntata a un rigido formalismo. Ne sono un esempio le gite scolastiche e le gite tra colleghi di una stessa azienda. Si consideri inoltre tendenze tipicamente giapponesi che illustrano una società molto più dedita al contesto sociale piuttosto che alla coltivazioni dell’aspirazioni personali. Ammetto che questa affermazione effettivamente per certi aspetti è stupida. Tutto cambia e cambia anche in Giappone, ammesso e non concesso che la realtà è davvero come la si legge o la si vede da parte occidentale. Di sicuro però le premesse fisiche dell’arcipelago giapponese e quelle culturali alla base della relativa società che si sono più volte illustrate (e che le si illustrano da più parti) vanno in questa direzione, ovvero nella direzione di una società rigidamente formale e fortemente gerarchica in cui l’armonia sociale e l’omogeneità culturale è una priorità. Fenomeni come quelli della morte per eccesso di lavoro sono tipici del Giappone, meno in altri contesti nazionali … Non per nulla il Giappone ha sentito la necessità di coniare un termine per descriverlo (cosa che da noi non è stato… ), id est “karoshi”.

Karoshi è la morte per troppo lavoro che viene identificata a seguito di un arresto cardiaco per sfozo o stress. Un infarto viene considerato «karoshi» se il dipendente ha fatto 100 ore di straordinario il mese precedente, o 80 nei due mesi prima dell’evento. Per la giurisprudenza un suicidio può essere «karoshi» se l’individuo è stato impegnato in 160 ore di lavoro extra per un mese o 100 ore per tre mesi consecutivi. Provvedimenti per limitare questa problematica sono stati presi in più occasioni, fin dal 1987. Nel 2017 l’allora premier giapponese Shinzo Abe aveva promesso di intervenire, con l’obiettivo di rendere il lavoro “più sano, di dare più tempo libero ai giapponesi per farsi una famiglia, divertirsi, spendere e in ultima analisi sostenere i consumi interni.” (Sì anche per “farsi una famiglia”, come viene messo in evidenza anche in questo articolo: https://www.lastampa.it/esteri/2017/12/17/news/straordinari-massacranti-e-troppa-competizione-non-c-e-tempo-per-l-amore-1.34084470 ) Da questo punto di vista, ovvero per porre degli argini all’eccesso di lavoro, si fa leva anche sul turismo per “obbligare” i lavoratori a prendere una pausa dal lavoro. Da qua considerate lo strano appello che nel 2015 il governo giapponese ha rivolto ai lavoratori: “Dovete fare più ferie” ( https://www.repubblica.it/economia/finanza/2015/05/27/news/il_governo_giapponese_ai_lavoratori_dovete_fare_piu_ferie_-115379408/ ); emanando addirittura una legge per imporre a tutti i cittadini di prendere almeno cinque giorni ferie ( https://primabergamo.it/cronaca/giappone-legge-obbliga-almeno-5-giorni-ferie/ )

Ad ogni modo, come evidenziato più volte, in Giappone i viaggi e le vacanze hanno una grande rilevanza sociale (in tutto il mondo lo hanno ma in Giappone per motivi forse ancor più peculiari). Per attitudine, i Giapponesi sono i più entusiasti fruitori di viaggi organizzati e, non a caso, il Giappone è di gran lunga il Paese meglio attrezzato del pianeta per il turismo di massa.

In Giappone il turismo, praticato in gruppo e in modo organizzato, scandisce la vita di ognuno.

Periodi Turistici Giapponesi Tradizionali

Tradizionalmente (forse meglio dire “storicamente”) le principali festività giapponesi fanno riferimento al gosekku, termine che identifica le cinque festività principali collegate al calendario tradizionale giapponese, in auge fino al 1873. Nel 1873 infatti, nell’ambito della restaurazione Meiji, fu introdotto il calendario gregoriano. Fu un grosso cambiamento, basti pensare che il precedente calendario giapponese era di tipo lunisolare (praticamente sono 12 mesi lunari/”lunazioni” che raggiungono i 354 giorni, motivo per cui ogni 3 anni si aggiunge un 13° per riallinearsi alle stagioni/ad un calendario solare). Questo calendario derivava da un adattamento del calendario cinese prevedendo una settimana (Rokuyo) di sei giorni sebbene la lunghezza media dell’anno fosse uguale a quello solare (con l’aggiunta di un mese lunare ogni circa 3 anni). Gli anni lunisolari sono la norma nelle popolazioni antiche ( https://it.wikipedia.org/wiki/Calendario_lunisolare ). Per dirla tutta, fino al 1948 (ovvero fino all’occupazione militare del Giappone degli USA) vi era anche una un parallelo computo degli anni introdotto proprio parallelamente al calendario gregoriano, ovvero “l’anno imperiale” che affiancava (non sostituiva) l’anno del calendario gregoriano. Questo computo degli anni partiva dalla fondazione dell’impero giapponese, secondo la leggenda riferibile all’anno 660 a.c. dal leggendario imperatore Jinmu. Tale catalogazione degli anni fu abbandonata proprio nel 1948. E siccome ve la voglio complicare vi ci aggiungo che attualmente il vecchio calendario tradizionale giapponese viene seguito nella classificazione delle “ere” e la conseguente numerazione degli anni. Id est (“cioè” suona meno bene del latino…), il calendario giapponese riconosce un’era per ciascun regno di un imperatore. Seguendo questa prospettiva, l’era corrente è l’era Reiwa, iniziata nell’anno 2019 del calendario gregoriano. Da questo punto di vista l’attuale anno 2021 del calendario gregoriano, ad esempio, corrisponde all’anno rewa 3 del calendario giapponese. Questo perché l’attuale imperatore Naruhito è salito al trono il primo maggio 2019, che è diventato il primo anno dell’era Reiwa. L’anno 1 di ogni era va dal giorno dell’insediamento del nuovo imperatore fino alla fine dell’anno, mentre l’ultimo anno va dal 1º gennaio fino al giorno della morte (o dell’abdicazione) dell’imperatore. Perciò il primo e l’ultimo anno di ogni era sono generalmente più corti. Ora che vi ho complicato “il conto” (in tutti i sensi …) del tempo, vediamo quali sono le principali festività e periodi turistici giapponesi.

Abbiamo fatto questo excursus tra i calendari giapponesi proprio partendo dal termine gosekku che indica le cinque festività tradizionali più importanti del calendario giapponese. Essendo legate al vecchio calendario lunisolare, tanto caro ad ogni società agricola (ancor oggi la luna è considerata con attenzione dagli agricoltori … ) queste festività sono ovviamente legate principalmente ai cambi di stagione ed hanno tutte una matrice di origine cinese (connessa alla diffusione della cultura cinese e del relativo calendario). Si tratta delle seguenti festività (non dovete impararvele ovviamente ma per chi ne è curioso spendiamoci due parole introduttive ed in caso seguite il link):

  • Jinjitsu (festa delle sette erbe), 7 gennaio Letteralmente significagiorno dell’uomo ed è l’equivalente del cinese “renri”, si tratta infatti di una festività cinese che si celebra il settimo giorno del primo mese del calendario cinese. Secondo le credenze, il renri fu il giorno della creazione dell’essere umano.
  • Hinamatsuri (festa delle bambole o festa delle bambine), 3 marzo Così definita perché proprio durante questa festività si pensava che le bambine “passassero” la sfortuna alle bambole, allontanandola quindi da loro stesse. Contestualmente in questo giorno i familiari delle bambine pregano affinché vengano loro date bellezza e salute. Motivo per cui si può parlare sia di festa legata alle bambole che alle bambine (femmine soltanto). Questa celebrazione risale all’incirca alla metà del VII secolo ed era fondata sulla credenza che le bambole avessero il potere di contenere gli spiriti malvagi e le malattie corporali. Trae le sue radici dall’antico cerimoniale dell’hina-nagashi (letteralmente “bambola fluttuante”), durante il quale alcune bambole di paglia venivano posate lungo il corso di un fiume affinché portassero via con sé gli spiriti maligni ed i cattivi auguri. è anche vero che le tradizioni sono diverse (come sempre per le feste ancestrali). Per esempio, le hina sono delle bambole che vengono regalate alle bambine e tramandate di generazione in generazione dalle donne di famiglia. Esse vengono utilizzate come giocattolo soltanto durante lo hina matsuri, per il resto dell’anno esse sono riposte in scatole di legno. Proprio per l’importanza che assume questa celebrazione per mamme e figlie, viene denominata anche “festa delle bambine”. Per l’occasione tutte le bambine indossano i kimono tradizionali dalle lunghe maniche e ricevono regali dai loro genitori e parenti. Inoltre, si recano a pregare al tempio più vicino alla propria casa, accompagnate dai genitori. In questa ricorrenza in cui si prega per la crescita felice e sana delle bambine e ragazze, si cela anche il voler allontanare gli spiriti malvagi dalla propria famiglia. Ad ogni modo come vi evidenzio dalle immagini sotto, si festeggia oggi come ieri anche se le tradizioni sono diverse.

Nullumayulife
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Japanese Doll Festival, Girls’ Day: Hinamatsuri, Kyoto;https://www.flickr.com/photos/41265963/6724666517

Okinawa Soba (Rob)
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HINA MATSURI — “GIRLS DAY” CELEBRATION AND DECORATIONS in OLD JAPAN https://www.flickr.com/photos/okinawa-soba/3718677343
  • Kodomo no hi (festa dei bambini), 5 maggio Letteralmente “giorno dei bambini”, festa celebrata il quinto giorno del quinto mese del calendario gregoriano e che chiude la Golden Week (ne parleremo … ). Il giorno viene dedicato al rispetto dell’indole dei bambini e per festeggiare la loro felicità. Sebbene questa festa sia dedicata a tutti i bambini, essa è in particolare celebrata per augurare buona salute ai figli maschi in quanto, come visto, la festa dedicata alle bambine cadeva il 3 di marzo. Dal 1948, con un provvedimento del governo giapponese, è una delle festività nazionali e per questo rientra proprio nella Golden Week.
  • Tanabata (settima notte), 7 luglio “Settima notte”, conosciuta anche come Festa delle stelle o Festa delle stelle innamorate. Celebra il ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. Secondo la leggenda i due amanti vennero separati dalla Via Lattea potendosi incontrare solo una volta all’anno, il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare. La festa viene celebrata il settimo giorno del settimo mese lunare, quindi non ha una data precisa, ma variabile. Se la voilete festeggiare quindi tenete in considerazione l’equivalente data “gregoriana” del settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare giapponese. Per esempio quest’anno si festeggerà il 14 agosto, mentre nel 2022 si festeggerà il 4 agosto.
Di Utagawa Hiroshige – http://www.hiroshige.org.uk/hiroshige/36_views_fuji_1852/images/tanabata_festival.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=11713527
Description
English: The festival is a “Syonan Hiratsuka Tanabata Matsuri” in Hiratsuka, Kanagawa, Japan. Author
Aimaimyi
  • Kiku no sekku (giorno dei crisantemi), 9 settembre (essendo il crisantemo il simbolo della famiglia imperiale, e tardizionalmente interpretato come il sole da cui si diramano i suoi”creativi” raggi solari), ed essendo la festa del nono giorno del nono mese che coincideva con l’inizio della stagione fredda, è sicuramente una festa particolare sotto tanti punti di vista.
Foto di manseok Kim da Pixabay

Di derivazione cinese, iniziò a essere celebrata a partire dal XVII secolo, quando la corte imperiale giapponese allestì il primo spettacolo dei crisantemi, simbolo della Casa imperiale giapponese.

Celebrata come detto il nono giorno del nono mese (9 settembre), la festa dei crisantemi (菊 kiku) coincideva con l’inizio della stagione fredda e concludeva il periodo attivo e creativo dell’annata: poiché nella corolla di crisantemo è sempre stata ravvisata l’immagine del disco solare circondato dalla sua corona di raggi, la celebrazione aveva lo scopo d’impedire il decadimento della luce solare e il calo dell’energia vitale degli uomini, garantendo il benessere della comunità. La corolla stilizzata di un crisantemo a sedici petali è l’emblema della Casa imperiale giapponese, che secondo la tradizione deriva la propria legittimità dall’investitura ricevuta dalla dea del sole Amaterasu. Infatti, per Kiku no sekku la corte soleva indire una “festa per la contemplazione dei crisantemi” (kangikukai), invitando ospiti di grande distinzione e rango; la festa inizialmente era dedicata alla celebrazione del Sole, per poi trasformarsi in una festa dedicata ai fiori.

Di Heralder based on work of Philip Nilsson – Inspired by File:Japan coa kiku.png & File:Imperial Seal of Japan.svg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=14570111

I primi crisantemi furono importati in Giappone dalla Cina nel 386 durante il regno dell’Imperatore Nintoku, e da quel momento si diffusero rapidamente ovunque. Nonostante sul suolo giapponese esistesse già una specie autoctona chiamata nogiku è molto probabile che l’importazione di una specie selezionata abbia dato inizio alla prima forma della festa.

La festa, che nella forma ancor oggi celebrata venne istituita ufficialmente durante il XVII secolo, consiste nell’allestire ed esporre crisantemi in vaso di innumerevoli varietà, all’aperto, nei parchi delle città e nei villaggi, al riparo di apposite tettoie. Coltivatori appassionati ed esperti riescono a far fiorire parecchie centinaia di corolle da una singola pianta, la cui chioma viene cresciuta e modellata nelle forme più bizzarre su leggeri sostegni sagomati in carta o filo metallico; i più artistici riescono a modellare i fiori a forma di coda di pavone, a cascata, a vela, a ventaglio e in altre forme ancora.[3]

Fioritura di crisantemi

Questa usanza ha radici antiche: nei primi decenni del XVII secolo la coltivazione dei crisantemi divenne un vero e proprio passatempo fra i samurai e nella stessa epoca svariati signori feudali istituirono speciali esposizioni di crisantemi nei parchi delle loro residenze, indicendo feste per un privilegiato e ristretto numero d’invitati, chiamati a gioire della bellezza dei fiori. Queste manifestazioni vennero in seguito imitate anche dai semplici cittadini, i quali restavano fino a notte tarda ad ammirare le esposizioni dei crisantemi nei giardini o nei parchi pubblici.

Durante i festeggiamenti si teneva anche una sfilata delle cortigiane nel quartiere dei piaceri, mentre le case d’appuntamento esponevano vasi di crisantemo davanti all’entrata. La processione di solito terminava in un santuario di Inari dove si pregava per una giovinezza duratura e per una vita lunga e felice.

Ad ogni modo le feste principali attualmente più sentite e turisticamente rilevanti per il Giappone sono: Oshogatsu, Obon, Hanami, Golden Week (queste meglio conoscerle …). Iniziamo per l’appunto dall’ultima:

GORUDEN UIKU o altrimenti detta Golden Week

Un periodo turistico importante è sicuramente il Goruden Uiku, che non è una festività singola ma è un termine che designa un periodo di tempo raggruppante più festività ravvicinate. Viene detta proprio “settimana d’oro”, in quanto riunisce le quattro principali festività nazionali in una settimana (c’era una certa volontà politica nel creare un periodo di festività laiche …).

Al tempo il 29 aprile era il genetliaco dell’Imperatore Hirohito. Dopo la sua morte nel 1989 la festività fu rinominata “Festa del verde”. Nel 2007 la Festa del verde è stata spostata al 4 maggio e il 29 aprile rinominato Showa Day per commemorare il defunto imperatore.

Goruden Uiku ゴールデンウィーク (in Italiano “Settimana Dorata” o in inglese “Golden Week” dal quale deriva lo stesso nome giapponese) veniva anticamente chiamata anche Ogata Renkyu 大型連休 Ogon Shukan 黄金週間 ed è un’espressione giapponese che definisce un periodo particolare in cui cadono 4 giornate di festa importanti:

– 29 aprileMidori no Hi (fino al 2006 poi spostata al 4 maggio) e Showa Day (dal 2007 ad oggi).
– 3 maggioKenpo Kinenbi (Festa della Costituzione)
– 4 maggioMidori no hi (festeggiata il 29 aprile fino al 2006) e Kokumin no kyūjitsu (Festa del popolo)
– 5 maggio: Kodomo no Hi (Festa dei bambini) chiamata anche Tango no Sekku (Festa dei ragazzi)

Le leggi sulle feste nazionali promulgate dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1948, enunciavano 9 festività. Poichè molte di queste si concentravano in un’unica settimana, tra la fine di aprile e i primi di maggio e, poichè proprio in questo periodo si registravano picchi di vendite molto alte in molti settori (addirittura più che durante l’Obon o l’Oshogatsu) e l’economia era particolamente in crescita, si decise di definire questa settimana come una “settimana fortunata“, Settimana d’Oro appunto!

Essendo il periodo di ferie più lungo dell’anno per molti giapponesi, i lavoratori si prendono le ferie e approfittano di questo periodo per rilassarsi e dedicarsi a sè stessi e alla propria famiglia. Per i nipponici questo diventa il periodo ideale per i viaggi: voli, treni e alberghi sono al completo e le mete turistiche di viaggio sono moltissime, dall’Europa all’America.

Midori no Hi/Showa Day

Inizialmente questa festa veniva chiamata solo Midori no Hi (festa del verde) ed è nata nell’era Showa per celebrare il compleanno dell’imperatore Hirohito. Dalla morte dell’imperatore però, nel 1989, il successore al trono e l’allora imperatore Akihito, trasformò questa festa da Compleanno dell’imperatore” a “Festa del Verde“. Il “Green Day è’ un giorno molto simile al Earth Day, giorno dedicato alla natura e alla Terra, giorno in cui si ammirano i meravigliosi doni di Madre Natura e le si esprime la propria gratitudine. Rimane comunque un giorno dedicato all’imperatore Showa, perchè anche se non si festeggia più il suo compleanno nè si menziona il suo nome si ricorda comunque la sua particolare predilezione e amore per il verde e la natura.

Dal 2007 questa festa è stata spostata al 4 maggio trasformando il 29 aprile soltanto in Showa Day. In realtà è stata spostata solo per fare ponte e continuare la Golden Week fino al 5 di maggio, giorno in cui vi è una delle cinque tradizionali festività legate al gosekku, ovvero quella in cui si celebrano i bambini. Nonostante ciò questo giorno rimane comunque un giorno in cui si ricorda Hirohito e il suo regno durato circa 62 anni e rimasto un importante esempio per la nuova costituzione del Paese.

Kenpo Kinenbi

Il Kenpo Kinenbi è la celebrazione della Costituzione del Giappone entrata in vigore dal 1946 dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. La costituzione stabilì da allora un sistema parlamentare. Formalmente il capo dello stato è l’imperatore ma oggi esercita un ruolo puramente cerimoniale e non possiede più la piena sovranità e non esercita più pieni poteri.

La costituzione giapponese è famosa per la sua rinuncia alla guerra e a questo scopo non saranno mai mantenute forze di terra, mare o aria o qualsiasi altra forza potenzialmente militare. Anche se ultimamente gli USA, contrariamente al passato, vorrebbero che il Giappone avesse maggior peso in funzione anti-cinese. In questo giorno si ricorda la nascita di questa costituzione, preparata durante l’occupazione degli Alleati: è una costituzione severa e molto rigida, rispettata e fatta rispettare; non sono mai stati apportati emendamenti dal giorno della sua adozione.

È da notare che il Primo Maggio, noto anche come Festa del lavoro, non è considerato festa nazionale, ma viene tuttavia garantito come giorno di ferie da molte aziende (e d’altronde ricade all’interno della Golden Week).

Per avere più dettagli su questa insieme di festività vedere: https://www.visasjapan.com/golden-week-guide/

OSHOGATSU – anno nuovo

Si tratta della celebrazione della fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno. Fino al  periodo Meiji, il capodanno era basato sul  calendario lunare cinese ,ed era celebrato contemporaneamente in Cina, Corea e Giappone. A partire dal 1873, cinque anni dopo la restaurazione Meiji, viene celebrato il primo gennaio in accordo col calendario gregoriano (ciò è in linea con quella “mania” di “appaiarsi” al mondo occidentale che il Giappone considerava prioritario punto di riferimento per il suo sviluppo tecnologico).

autore: midorisyu Oshogatsu -Japanese New Year 05f.JPG
“Osechi” a veriety of dishes for New Year.

Durante le celebrazioni del nuovo anno in Giappone viene consumato un particolare tipo di cibo chiamato osechi-ryori la cui tradizione di piatto tipico risale al periodo Heian(794-1185). L’osechi è facilmente riconoscibile perché viene servito nei jubako, scatole di legno laccato disposte l’una sopra l’altra, solitamente su quattro livelli. Questa tradizione nacque per dare alle massaie giapponesi tre giorni di riposo: infatti (anche ora) viene preparato o comprato prima della fine dell’anno, quasi tutti i cibi vengono mangiati freddi e gli ingredienti si conservano molto bene.

A mezzanotte del 31 Dicembre le campane dei templi buddisti di tutto il Paese suonano per 108 volte,a simboleggiare i 108 peccati degli uomini secondo la tradizione buddista e per aiutare gli uomini a sbarazzarsi dei 108 desideri mondani .Secondo i giapponesi,il suono delle campane libera dai peccati commessi durante l’anno precedente.

OBON, la festa delle lanterne

L’estate giapponese è caratterizzata da una delle festività più importanti dell’anno: l’Obon che si svolge dal 13 al 16 agosto. Si tratta di una serie di celebrazioni del culto buddhista in onore dei defunti, le cui anime per quattro giorni all’anno ritornano nelle proprie dimore terrene per riunirsi ai propri cari. In occidente è conosciuto anche come la “Festa delle Lanterne”. Come gran parte di ciò che è giapponese, anche questa festività è molto legata all’influenza cinese (come d’altronde il buddismo). È infatti una mescolanza di pratiche cinesi, introdotte con il buddhismo intorno al VI secolo, e di riti commemorativi autoctoni praticati in epoche precedenti. L’etimologia della parola Obon deriva dal sanscrito Urabon, che è poi stato abbreviato in “bon” accompagnato dal prefisso O- di cortesia. Letteralmente significa qualccosa del tipo “appeso a testa in giù”.

La ricchezza del programma previsto per l’Obon contribuisce a renderlo un momento atteso per tante le famiglie giapponesi che possono così ricongiungersi con i propri antenati. Tradizione vuole che il primo di agosto le anime si mettano in viaggio per raggiungere le loro dimore terrene. I giorni 13 e 14 agosto in preparazione all’arrivo dei defunti le case vengono pulite per bene e decorate con piante, frutta e incensi sacri. In seguito vengono accesi fuochi, fiaccole e candele lungo le strade e i sentieri. Queste luci si chiamano Mukaebi (letteralmente significano “fuochi di benvenuto”) e costituiscono la guida per aiutare le anime dei defunti a trovare la strada di casa. Il giorno 15, il giorno dell’Obon vero e proprio, le famiglie si recano assieme al cimitero recitando sutra buddhisti per proteggere gli antenati di famiglia. Successivamente si riuniscono tutti a tavola offrendo cibo e bevande anche per i defunti (come per esempio riso o verdure tagliate contenuti in foglie di loto e appoggiate sugli altari domestici).

Caratteristica di questa giornata è anche la danza tradizionale, il Bon Odori 盆踊り, ballata intorno ad un fuoco e accompagnata dal ritmo dei taiko (太鼓、tamburi tradizionali giapponesi), il tutto in una cornice di hanabi (花火、fuochi d’artificio).

https://www.giapponeinitalia.org/obon-la-festa-delle-lanterne/

Il giorno 16 è invece il giorno dei commiati. Vengono quindi riaccesi i fuochi e le lanterne, il cui nome cambia in Okuribi (letteralmente “fuochi di accompagnamento”) proprio in relazione al loro cambio di significato e di funzione; servono infatti a ricondurre le anime nell’aldilà. Per facilitare tale ritorno, gli Okuribi vengono messi anche lungo i corsi d’acqua, generando scenari ancor più suggestivi.

Se pensiamo alla nostra “festa dei morti” non possiamo non notare come la concezione orientale per quanto riguarda la commemorazione dei defunti è molto diversa da quella dell’Europa occidentale di impronta cristiano cattolica (in ambito dell’Europa orientale/ortodosso ha invece qualche maggior punto di contatto). Commemorare i propri cari in Giappone è motivo di festa, di comunione, di convivialità.

Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=371889 Preghiera domestica alle anime degli antenati

Anche riguardo ai funerali e non solo “ai ritornio” delle anime legate all’Obon, i riti giapponesi sono complessi e suggestivi, vedere il seguente articolo: http://www.luttoememoria.it/news/il-rito-funebre-per-i-giapponesi/

Ad ogni modo questa festività mi porta a parlarvi anche dei cimiteri giapponesi. particolari come ogni singolo cimitero di ogni luogo. (forse meglio afre rimando al link sito iterego.com).

HANAMI

autore: Tatters ✾ (foto del 2015)
Hanami: Cherry blossom viewing through the Tunnel
Osaka Mint Bureau arguably has the best collection of sakura in Japan – Its only open to the public one week a year.

PS anche se non è Post Scriptum : notare la mascherina del ragazzo in lontananza, siamo nel 2015; a prescindere dall’attuale pandemia le mascherine in Giappone (ma più in generale in estremo oriente) sono abbastanza comuni soprattutto nelle grandi città. Come magari avrete già notato ..)

Che cos’è l’Hanami? A mio parere (ma non solo) è la festa forse più tipica del Giappone e quella che esprime tanto (tantissimo) della propria cultura e del proprio modello culturale. Il termine in sé stesso significa letteralmente “osservazione dei fiori”; più precisamente osservazione dei “sakura”, i boccioli di ciliegio belli ed effimeri e dunque perfetta rappresentazione del canone estetico nipponico. Non per nulla il fiore di ciliegio è anche il simbolo del guerriero samurai (emblema ed iconema del Giappone). Tenete in considerazione ciò che si diceva sulla figura del samurai e sul suicidio inteso come vero e proprio rituale tipico di quel mondo. La metafora del sakura (bocciolo di ciliegio) è centrale nel buddismo giapponese dove il fiore del ciliegio ricorda ogni anno la natura effimera di tutte le cose. (in genere dura qualche giorno tra fine marzo e inizio aprile)

Autore: Ganden ; Titolo: Sakura Kinuta Park; Data: 4 Aprile 2015,

Ogni anno il sakura zensen, ovvero il fronte della fioritura dei ciliegi che si muove lentamente da sud verso nord, viene monitorato dall’agenzia metereologica nazionale, annunciato attraverso il Web e ripreso da televisioni e giornali. L’attenzione su questo evento è totale e provoca una migrazione massiccia di Giapponesi verso i luoghi più suggestivi del Paese.

Data 8 February 2019; Autore: AthenaGabo

D’altronde in un paese “moderno” e radicato nelle proprie “tradizioni” come il Giappone la tecnologia medesima non poteva non essere messa al servizio della tradizione dell’HANAMI. Queste le previsioni per la fioritura dei ciliegi nel 2021: https://www.jrailpass.com/blog/it/sakura-fioritura-ciliegi-giappone

Le mete più famose per partecipare/assistere all’ HANAMI coincidono sovente con i luoghi turistici del Giappone. Si tratta dei parchi delle città turistiche per eccellenza (per motivi diversi), ovvero il parco di Ueno di Tokyo, quello di Maruyama a Kyoto; oltre che ovviamente al castello di Himeji non lontano da Osaka e quello di Hirosaki, all’estremità settentrionale dell’isola di Honshu (tutti centri che rientrano tra le principali destinazioni turistiche giapponesi)

Lo spendido castello di Hirosaki: (per informazioni vedere: https://it.wikipedia.org/wiki/Hirosaki )

autore: jenthero
Family and friends’ Hanami, Hirosaki, Tohoku, Japan. At the far background is the Hirosaki Castle.

Hirosaki

Parco di Ueno a Tokyo per maggiori informaizoni su questo parco rivolgersi a: https://www.turismo-giappone.it/scoprire-il-giappone/destinazione/kanto/escursioni-nel-kanto/tokyo/tokyo/il-parco-di-ueno

autore: Dick Thomas Johnson
Hanami at Ueno Park 2013 (anche qua notate le “mascherine” …)
autore: Ari Helminen ; Hanami, Ueno park. Tokyo Japan

Parco di Maruyama a Kyoto : l’ex capitale e città centrale per la storia del Giappone. La città definita emblema del giappone storico e che ogni tour del Giappone prtopone come un “must”.

“Hanami”, cherry blossom viewing (and drinking) in the Maruyama Koen of Kyoto; Data 2 April 2014
Autore: Japanexperterna.se
Maruyama Park: Data: 7 April 2009; fonte https://www.flickr.com/photos/kimon/3516085378/
Autore: KimonBerlin

e soprattutto: Castello di Himeji (info: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Himeji )

Trevor DobsonSegui
Himeji Castle Hanami – Himeji, Japan https://www.flickr.com/photos/trevor_dobson_inefekt69/44815782965/
Autore: Trevor Dobson
Himeji Castle Hanami – Himeji, Japan https://www.flickr.com/photos/trevor_dobson_inefekt69/44980476222

Turismo in Giappone e sua “attrazione

Partiamo dal considerare la sua capitale come emblema del Giappone moderno. Tokyo con oltre 37 milioni di abitanti è attualmente l’area metropolitana più popolata del pianeta. Milioni di pendolari attraversano un fitto paesaggio urbano (vedere foto sotto) che si è espanso sopra pianure un tempo fertili contronate da montagne vulcaniche (il monte Fuji, la montagna più alta del Paese, come visto è proprio un vulcano). Per un turista Tokyo risulta particolare. Il senso di spaesamento /estraniamento che un occidentale sente a Tokyo è notevole (dovuto non solo alle  tradizioni e alle barriere linguistiche, ma anche alla toponomastica “misteriosa” che a volte rende difficile trovare in una mappa anche i monumenti più famosi, alle regole sociali così diverse dall’occidente). O forse dovuto allo “shock” iniziale per l’effetto di questa “immensa megalopoli” (c’è una forte continuità abitativa come visto pèrecedentemente) a cui si contrappongono quasi irrealistici silenzi. Con i suoi immensi quartieri difficilmente riconoscibili perché non ci è abituato. Da qui questo effetto estraniante.

Foto di abdulla binmassam da Pixabay
Kabukichō red gate and colorful neon street signs, entertainment and red-light district at night in KabukichoShinjukuTokyo, Japan.
Data: 6 June 2019; Autore: Basile Morin
Wonderful Tokyo Shibuya (Transportation and Traffic) japan,tokyo,shibuya,japanese,building,crowd https://pixy.org/5971960/

Tutto ciò ha forse spinto i lettori del noto quotidiano inglese THE GUARDIAN ad eleggere a sorpresa Tokyo, la capitale del Giappone, la città più interessante dell’Asia.

Foto di Steffen Zimmermann da Pixabay

A quanto pare il successo, sta nel fatto che è l’unica grande città del pianeta a non aver ceduto alla globalizzazione (particolare visto che stiamo parlando del Giappone uno degli stati più conosciuti e economicamente sviluppati del mondo). “Forse” l’unica metropoli profondamente legata a un solo modello culturale e socioeconomico di riferimento. Questa forte omogeneità è anche un “vanto nazionale” (sottolineato dalle affermazioni dell’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe – l’attuale primo ministro è Yoshide Suga), un vanto che si scontra però con i bassi tassi di natalità. D’altronde il Giappone è ormai da molto tempo che è dilaniato internamente tra questo orgoglio di nazione omogenea e la parallela necessità cronaca di mano d’opera e quindi di immigrati. La vera che sfida che incombe sul Giappone a fianco di quella ambientale è sicuramente l’invecchiamento ormai rapido della popolazione (la bassa natalità ha ormai portato i giappone a contrarre il numero effettivo dei suoi abitanti). Si calcola che per esempio (National Geographic Italia Aprile 2019) a Tokyo entro il 2035 più di un quarto degli abitanti avrà più di 65 anni. A riguardo vedere quegli articoli sull’immigrazione in Giappone (tra cui vi segnalo questo di Internazionale).

L’incnfondibile/confondibile skyline di Tokyo (i paradossi di questa metropoli) di Tokyo

View of Shinjuku skyscrapers and Mount Fuji as seen from the Bunkyo Civic Center in Tokyo
Data: 25 January 2009; autore: Morio

Nell’immagine sotto invece la città è riconoscibilissima grazie alla Tokyo Tower: una torre panoramica atta alle telecomunicazioni e situata all’interno del quartiere di Shiba-kōen di Minato. Si tratta della seconda più alta struttura artificiale del Giappone con i suoi 333 m ed è riconoscibilissima per la sua struttura ispirata all’ancor più nota Torre Eiffel. È stata costruita nel 1958 e dipinta di bianco e di arancione internazionale in modo da rispettare le norme di sicurezza aerea. Le sue principali fonti di reddito sono il turismo e l’affitto di postazioni per antenne radio-televisive (un po’ come è stato per l’Empire State Building di NY).

Autore: Derrick Brutel ; Tokyo Japan City Skyline

Giusto per curiosità, la torre artificiale più alta del Giappone ha sede sempre a Tokyo ed è la Tokyo Sky Tree alta 634 m. È stata costruita proprio perché la precedente torre costruita nel 1958 non riusciva più a svolgere la sua funzione di garantire la copertura del segnale nella città a causa dei molti grattacieli costruiti successivamente.

Di Kakidai – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=19501590

Riprendendo i dati sui flussi turistici che investono il gaippone, ci/mi faccio una domanda: chi sono i più entusiasti turisti europei in Giappone? I Britannici. Se allargo lo spettro emerge che (sempre dati pre-covid) UK, Francia e Germania coprono circa l’80% dei viaggi di piacere dall’Europa al paese del Sol Levante

DA QUESTO PUNTO DI VISTA GLI ITALIANI RIENTRANO NEL COMPUTO DELLE BRICIOLE. SE E’ VERO CHE LA MAGGIORANZA DEI TURISTI ITALIANI CERCA, ANCHE ALL’ALTRO CAPO DEL MONDO, ESPERIENZE CONFORTANTI CHE NON IMPLICHINO IL DISCOSTARSI DALLA REALTA’ E DALLE ABITUDINI QUOTIDIANE, ALLORA E’ EVIDENTE CHE IL GIAPPONE E’ CONSIDERATA UNA META DESIDERABILE SOLTANTO PER GRUPPI NUMERICAMENTE MODESTI DI PERSONE (DI SOLITO A REDDITO MEDIO-ALTO E CON UN’ISTRUZIONE SUPERIORE) CON INTERESSI PARTICOLARI, SI TRATTI DI ARCHITETTURA, MODA, HI-TECH, FILOSOFIE ORIENTALI. A QUESTI SI AGGIUNGONO UN GRUPPO SEMPRE CRESCENTE – PER IL QUALE IL VIAGGIO IN GIAPPONE RESTA GENERALMENTE NEL LIMBO DEI DESIDERATA – DI TEENAGER E GIOVANI APPASSIONATI DI MANGA E “ANIME”, FUMETTI E FILM D’ANIMAZIONE GIAPPONESI (in riferimento vedere il seguente articolo: https://www.turismo.it/il-luogo-del-giorno/articolo/art/goldrake-e-mazinga-i-luoghi-per-chi-ama-i-manga-id-7385/ )

Ovviamente tra i motivi che fanno sì che il Giappone sia una meta ambita ma poco fattibile per quest’ultima (appassionata) categoria risulta c’è anche una QUESTIONE DI SOLDI. Il Governo giapponese nell’ambito delle politiche per incentivare il turismo ha cercato anche di opubblkicizzare canali che abbassassero il costo della permanenza di un viaggio in Giappone. Certo che gli italiani nello specifico hanno anche altre problematiche (almeno per chi viaggia per turismo diciamo che non siamo poi così flessibili … ):

Tra i fattori che concorrono a rendere oneroso un viaggio organizzato dall’Italia c’è la necessità di rendere il tour del Giappone il più possibile agevole per il pubblico di casa nostra, grazie alla presenza costante di una guida che parli la nostra lingua, il soggiorno in albergi in stile occidentale, i pasti in ristoranti selezionati, i trasporti privati, nonché la scelta delle destinazioni nel Paese.

È raro infatti che i tour operator italiani si discostino di molto dalle proposte sul cosiddetto Giappone classico, vale a dire le città di Tokyo, Kyoto e Nara, il monte Fuji e la regione circostante, famosa per le vacanze termali. Inoltre data la scarsa richiesta, nella maggior parte dei casi gli operatori italiani generalisti si appoggiano per l’intera organizzazione del viaggio a società giapponesi che operano sul nostro territorio, facendo sì che i costi lievitino. Ci sono tuttavia operatori specializzati nella destinazione che offrono soggiorni con fasce di prezzo ampie e propongono viaggi destinati anche a coloro che hanno interessi specifici, come tour alla scoperta delle subculture giovanili, vacanze sciistiche o percorsi di trekking nelle Alpi giapponesi, itinerari tra le architetture contemporanee, nei monasteri shintoisti e zen o in occasione di eventi come l’hanami o addirittura le finali del campionato nazionale di sumo, la lotta tardizionale.

Zanichelli Geografia Turistica, 2015

Incentivare il turismo: Giappone Low-Cost

Ad ogni modo, come si diceva, partendo dalla consapevolezza che gli alti costi rappresentano un deterrente, il governo giapponese nel 2009 ha lanciato, in quelli che considera i Paesi capaci di fornire un bacino turistico per il Sol Levante, come i Paesi europei, gli Stati Uniti, ma anche le economie emergenti dell’Asia, come Cina, India e Malaysia, un massiccio piano di promozione turistica nazionale, con l’obiettivo iniziale di portare a 20 milioni il numero di turisti stranieri nel Paese entro il 2020 (numero ampiamente superato già nell’immediata prossimità di quella data … e che nel 2020 causa covid è rimasto un ben lontano miraggio…).

Il piano punta a promuover il Giappone come un brand (riallaciatevi a quella parte iniziale sui brand e turismo …), facendo acquisire agli stranieri la consapevolezza del valore della diversità della storia, della cultura e della società giapponesi. E, soprattutto, a rendere accessibili a un vasto pubblico le informazioni sulle opportunità low budget e fai-da-te che il Paese ha da offrire.

Tra queste, la possibilità di acquistare, solo per gli stranieri, il conveniente Japan Rail Pass, che consente di viaggiare illimitatamente per 7, 14 o 21 giorni, lungo tutta la rete ferroviaria nazionale con i sensazionali ( e puntualissimi) shinkansen, che sono uno dei vanti della tecnologia nipponica

autore: Antonio Tajuelo; Japan Rail Pass
autore: Antonio Tajuelo ; Japan Rail Pass
Jennifer FeuchterSegui
JR Rail Pass Inside – Jenn.jpg

Lo SHINKANSEN, uno dei vanti (storici!) della tecnologia nipponica, il super-espresso conosciuto come “treno proiettile”, corre sull’arcipelago nipponico ad una velocità che supera i 400 km/h. Cento in più rispetto al 1964 (anno delle olimpiadi …) quando venne innaugurata la prima linea: la Tokaido-Sanyo che unisce Tokyo, Nagoya, Kyoto, Osaka, Fukuoka. I treni proiettile hanno una pensilina dedicata esclkusivamente, al JR Line), e bisogna posizionarsi esattamente là dove vi è il segno che indica dove si aprirà la porta del vagone. All’interno la disposizione dei sedili, in alcuni casi orientabili, è simile a quella degli aerei. Un display visualizza destinazioni e fermate. Queste sono previste solo nelle principali città.

Simbolo del Giappone moderno e della sua celebrata tecnologia, lo shinkansen viene utilizzato sempre di più dai turisti. Il biglietto singolo risulta piuttosto costoso, ma esistono agevolazioni se si acquista un JR Pass.

Description
JR Central Shinkansen N700 Series passes Tamachi, Tokyo, Japan 17/03/20
Date
17 March 2020, 15:27
Source
JR Central Shinkansen N700 Series passes Tamachi, Tokyo, Japan 17/03/20
Author
Justin Foulger from UK
Moto “Club4AG” MiwaSegui
Bullet trains infrastructure in Japan are diagnosed at 160mph aboard this ultra-high tech NDG700 super diagnosis equipment banana color trains each night. After the last train passes, thus sucker blasts through an open track measuring everything from t
GothPhilSegui
Jōetsu Shinkansen, Takasaki

About to board a double-decker Max Tanigawa E4 unit on the Jōetsu Shinkansen to Tokyo at Takasaki JR station, Gunma prefecture, Japan
(2018/57)
Shinkansen (high-speed rail) network of Japan proposed by The Happiness Realization Party, released on 24 February 2017, described in Japanese.
Data: 24 February 2017; Autore: Alithispolicy

Diventa difficile muoversi in un Paese in cui non si sanno decifrare i segni della scrittura (vale per il Giappone come per qualsiasi altro PAese che non ha il nostro stesso sistema grafico di trascrizioni fonetiche). Provate e pianiuficare un viaggio o dei semplici spostamenti su quella carta e poi provate su questa qua sotto ….

Map of Shinkansen network. Data: 28 December 2014; Autore: Hisagi

Altra opportunità low budget e fai-da-te che il Giappone dal 2009 pubblicizza per i turisti è la possibilità di soggiornare nei RYOKAN, le tardizionali locande, a prezzi contenuti. – la Japan Ryokan Association ne riunisce 1300 in tutto il Paese – o negli ancor più economici MINSHUKU, l’equivalente giapponese dei bed &breakfast  (a conduzione familiare) facilmente prenotabili on line.

Ricettività Low-Cost e caratteristica: Ryokan e Minshuku

RYOKAN: Il ryokan è una locanda tradizionale giapponese che si ritiene affondi le sue radici su una struttura tempo tipico dell’epoca Edo (1603-1868). Stanza quindi tipicamente giapponese con tatami e futon.

Ryokan Seiryu foto da tripadvisor (https://www.tripadvisor.it/Hotel_Review-g298113-d547079-Reviews-Ryokan_Seiryu-Takayama_Gifu_Prefecture_Tokai_Chubu.html)
SONY DSCDi 663highland – Opera propria, CC BY 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4436506

MINSHUKU: si tratta, in generale e per farla breve, dell’equivalente nipponico dei bed and breakfast. Gli arredi e la sistemazione sono in stile giapponese (anche qui quindi camere con tatami e si dorme su futon) e le camere hanno spesso il bagno condiviso. È solitamente prevista sia la cena che la prima colazione e le strutture sono molto piccole (intendo come numero di camere). Il cibo è semplice, possiamo dire che la cucina è “casereccia”, e, dettaglio importante che rientra in quelle tematiche di cui si è parlato a proposito del turismo sostenibile e responsabile, pernottare in questo tipo di strutture dà al turista la possibilità di entrare in contatto con famiglie giapponesi e immergersi nel loro contesto quotidiano. Si trovano comunemente nelle piccole città di campagna o lungo la costa.

minshuku

Steve Shattuck
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Shattuck_66660, Minshuku Tsugizakura, Kumano Kodo Pilgrimage Trail, Nonaka, Japan

Altre Strutture Ricettive Caratteristiche: Shukubo e Onsen

Altre ricettività tradizionali anche se non rientrano tra quelle low-budget pubblicizzate dal governo, troviamo due famose forme

SHUKUBO O PERNOTTAMENTO IN TEMPIO

Si tratta del pernottamento in un tempio che dà anche la possibilità di partecipare alle attività del tempio stesso (inclusa la preghiera mattutina). Anche questo come i precedenti minshuku danno al turista la possibilità di immergersi in un determinato (e particolare) contesto locale. La località forse più famosa per provare questo tipo di sistemazione è il monte Koya, che si trova vicino a Osaka. Il prezzo medio varia molto, ho trovato indicazioni comrpese in genere tra i 4.000 e i 12.000 yen per persona per notte. Anche qua le camere sono in stile giapponese e i bagni condiviso con gli altri visitatori e con i monaci (ma in alcuni templi è possibile optare, dietro pagamento di supplemento, per camere con bagno privato). Quello che in aggiunta li caratterizza come un po’ fuori dal tempo e all’interno di un’esperienza “autentica” (sempre con le premesse per “autentico”) è che in genere non si trovano TV o connessione wi-fi e che i pasti serviti sono rigorosamente vegetariani e seguono i precetti morali del buddismo che vietano di togliere la vita ad altre creature

Autore: Maarten Heerlien
Our Japanese-style room in Zenkoji shukubo
Autore: Andrea Schaffer
View outside our room at Shojoshin-in

Onsen è la parola giapponese con cui si indica una stazione termale (letteralmente “sorgente termale”). Vista la natura delle terre giapponesi che si ergono sulla cintura del fuoco, fenomeni di vulcanesimo che danno origine a queste terme non sono rari. Possono avere bagni termali all’aperto oppure al coperto ed essere pubblici (tipicamente gestiti dalla municipalità) o privati. In questo secondo caso sono tipicamente gestiti da un albergo/locanda locale, i ryokan, o da un bed and breakfast, i minshuku. Sono generalmente collocati in campagna e sono un’attrazione turistica molto frequentata. Gli Onsen prevedono nudità totale, i costumi da bagno non sono permessi (fatta eccezione per alcuni dei rarissimi Onsen misti) e fino a poco tempo fa nemmeno i tatuaggi. Nella cultura giapponese, possedere un tatuaggio significa essere coinvolti con la Yakuza, la mafia locale, ed è anche per questo che in generale non sono ben visti. Ad ogni modo le cose cambiano, ed in generale molti onsen si stanno adattando alla moda accettando anche le persone con tatuaggi. Sugli Onsen vedere tra gli altri questa breve sintesi: https://www.sognandoilgiappone.com/gli-onsen-giapponesi/ .

Autore: Stephen Bugno ; Okyakuya ryokan onsen at Kurokawa Onsen village Kyushu
Autore: bobthemagicdragon
Japanese hot spring (Onsen) -Rokusyaku-oke at Ryokan Sanga, Kurokawa.
Autore: Nishimuraya Kinosaki Onsen
Nishimuraya Hotel Shogetsutei, Kinosaki Onsen, JAPAN

Altre Strutture Ricettive relativamente a basso costo: Henna-na e Capsule Hotel

A proposito della ricettività non si può non tenere in considerazione una catena di hotel un po’ particolare: hotel Henn-na, hotel gestiti da robot.

Nessuno conosce il futuro, questo hotel potrebbe essere l’antesignano di tutti gli alberghi futuri oppure fallire velocemente (negli aerei i passeggeri vogliono il pilota umano, non si accomntentano del pilota totalmente automatico …) o quant’altro ci possa essere.

https://www.theguardian.com/travel/2015/aug/14/japan-henn-na-hotel-staffed-by-robots (vi è all’interno un commento di un viaggiatore)

https://www.travel365.it/hotel-henna-giappone-primo-albergo-gestito-da-robot.htm

Il primo hotel gestito da robot della catena Henna-na fu quello di Nagasaki aperto nel 2015 a cui poi se ne aggiunsero altri tutti in territorio giapponese (attualmente sono 8 e quella forse più nota è quella con sede a Tokyo). Ma essendo tutti molto simili come tipologia vediamoli attraverso una descrizione generale.

Autore: Kanesue ; Data: 2018.06

Nell’era dell’automazione e della robotizzazione ci si può aspettare di tutto… o forse no? Una delle ultime novità colpisce il settore alberghiero: in Giappone ha infatti aperto il primo hotel dove saranno i robot ad accogliervi, a portarvi le valigie e a essere il vostro punto di riferimento per qualsiasi esigenza!

Questo stravagante hotel gestito da robot si chiama Henn-na Hotel, ed è classificato come un 5 stelle.
Le particolarità sono pronte ad accogliervi già alla reception, dove sarete ricevuti da un dinosauro oppure da un robot donna. Da lì sarete sempre nelle mani di super efficienti robot: c’è il robot portiere, addetto all’accompagnamento e al trasporto delle valigie e ci sono i vari robot inservienti.

In realtà le intenzioni dei proprietari dell’Henn-na Hotel vanno ben oltre i robot. L’idea è quella di creare un albergo totalmente personalizzato ed efficiente. L’ingresso nelle camere è garantito da un sistema di riconoscimento facciale, lo stesso tipo di riconoscimento implementato per il check in: niente più chiavi o cards. Dopo avervi accolto, il robot portiere prende automaticamente i vostri bagagli e li porta nella vostra camera. In ogni stanza è disponibile Tulyassistente virtuale che sistema l’intensità della luce, vi dice com’è il tempo fuori ed è a disposizione per ogni vostra richiesta.

I proprietari sono molto entusiasti: se il progetto decollerà hanno l’obiettivo di aprire almeno altri 1.000 hotel di questo tipo in giro per il mondo!

Tutto sommato i prezzi sono abbordabili se si considera la particolarità del luogo. Si parte da 9000 JPY (circa €73,00) a notte per una singola standard, invece per una doppia da 15000 JPY (circa €121,00).

https://www.travel365.it/hotel-henna-giappone-primo-albergo-gestito-da-robot.htm

Questo articolo accompagnava la nascita e i primi vagiti di questa nuova forma di ricettività. In verità poi la realtà non sembra così facilmente in ascesa. Un articolo del Wall Street Journal ha messo in evidenza alcune criticità che sono state risolte con una maggiore “ingerenza” umana … Sebbene ciò non ha scoraggiato “l’espansione” di questa catena di alberghi, di sicuro ha però sollevato qualche criticità e a volte ha spostato il focus del discorso dalla completa “automazione” dell’albergo all’idea della sostenibilità rivedendola in senso delle risorse energetiche.

Hideo Sawad, presidente della compagnia di viaggi che possiede gli hotel Hen-na (che in giapponese significa “strano”), non ha rinunciato all’idea di un hotel senza personale umano, ma ha capito che ci sono molti lavori adatti solo alle persone. (mi ricorda un po’ la questione degli aerei di linea senza pilota ma dove il pilota viene lasciato perché vi è la necessità “umana” dei passeggeri di sapere che vi è un essere umano che in caso di encessità possa rispondere alle esigenze …)

“Quando usi effettivamente i robot ti rendi conto che ci sono posti dove non sono necessari, o semplicemente infastidiscono le persone” ha spiegato al WSJ.

CAPSULE HOTEL

Tanto che parliamo di peculiarità ricettive citiamo anche gli ormai noti “hotel”/loculi tipicamente giapponesi, i cosiddetti “capsule hotel”. L’essenzialità dello spazio al primo posto. Claustrofobici, eccentrici e unici, i capsule hotel hanno il 90% di clientela maschile e gli ospiti devono accontentarsi di dormire in capsule con spazio poco più che sufficiente per sdraiarsi. I capsule hotel hanno piani separati per uomini e donne ed il bagno è condiviso; per custodire i bagagli si utilizzano a volte coin lockers. Di solito non vengono consigliati per passarci la notte ma piuttosto per un pisolino pomeridiano o per una mattinata dopo una lunga serata … Il costo è basso, ma ci mancherebbe!, ed è solitamente compreso tra i 2.000 e i 5.000 yen per persona.

Autore: Fougerouse Arnaud; Capsule Hotel!
 
Autore Kojach ; Capsule Hotel VI

In Giappone esistono dal 1979 … La “moda” (o se volete l’esigenza) si è espansa, esempio: Londra, “Pod hotel” a Piccadilly: https://www.infooggi.it/articolo/londra-pod-hotel-a-piccadilly/23261/

e dal 2015 anche a Milano …

https://www.bigodino.it/lifestyle/dormire-in-un-capsule-hotel-a-milano-zzzleepandgo.html https://www.booking.com/hotel/it/zzzleepandgo.it.html

https://www.booking.com/hotel/it/ostelzzz-milano.it.html?activeTab=photosGallery
qua a Malpensa

A modo di ripasso potete leggervi anche questa pagina web di un blogger che vi parlano di come ha organizzato il suo viaggio in Giappone (in funzione delle tematiche svolte, questo è quello che mi sembra vi faccia ripassare un po’ tutto, poi ovvio ognuno la vede come vuole e a seconda delle contingenze oltre che degli interessi): https://www.exblogger.it/tag/differenze-ryokan-minshuku

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